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Pubblicata il: luglio 17, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesia dialettale centro Italia | Totali visite: 1514 | Valorazione

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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
LA PORTERIA DER CONVENTO

Dico: "Se pò pparlà cor padr'Ilario?"
Dice: "Per oggi no, perché confessa". --
"E doppo confessato?" -- "Ha da dì messa". --
"E doppo detto messa?" -- "Cià er breviario".

Dico: "Fate er zervizzio, fra Maccario,
D'avvisallo ch'è cosa ch'interessa".
Dice: "Ah, qualunque cosa oggi è l'istessa,
Perché nun pò lassà er confessionario".

"Pacenza", dico: "j'avevo portata,
Pe quell'affare che v'avevo detto,
Ste poche libbre qui de cioccolata...".

Dice: "Aspettate, fijo benedetto,
Pe via che, quanno è ppropio una chiamata
De premura, lui viè: mo' ciarifretto".

Roma, 30 dicembre 1832

LA PORTINERIA DEL CONVENTO
Dico[1] : "Si può parlare con padre Ilario?"
Dice: "Per oggi no, perché confessa". --
"E dopo confessato?" -- "Deve dire messa". --
"E dopo detta messa?" -- "Ha il breviario".

Dico: "Fate il piacere, fra Maccario,
Di avvisarlo trattarsi di cosa che lo interessa
Dice: "Ah, di qualunque cosa si tratti oggi è lo stesso,
Perché non può lasciare il confessionale".

"Pazienza", dico: "gli avevo portato,
Per quella faccenda che vi avevo detto,
Queste poche libbre di cioccolata..."

Dice: "Aspettate, figlio benedetto,
Perché quando è proprio una chiamata
D'urgenza, lui viene: ora ci rifletto.

Roma, 30 dicembre 1832
[1] · A Roma, l'intercalare dico: e ancor più dice: (pronunciato sempre con una "c" alquanto strusciata, come "disce") sono ancora oggi frequentemente usati nel parlare comune quando si riportano frasi di un discorso diretto.


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