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Pubblicata il: luglio 15, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesia dialettale centro Italia | Totali visite: 3391 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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La vita dell'Omo
Nove mesi a la puzza: poi in fassciola[1]
tra sbasciucchi[2], lattime[3] e llagrimoni:
poi p'er laccio[4], in ner crino[5], e in vesticciola,
cor torcolo[6] e l'imbraghe pe ccarzoni.[7]
Poi comincia er tormento de la scola,
l'abbeccé, le frustate, li ggeloni,
la rosalia, la cacca a la ssediola[8],
e un po' de scarlattina e vvormijjoni[9].
Poi viè ll'arte, er diggiuno[10], la fatica,
la piggione, le carcere, er governo,
lo spedale, li debbiti, la fica,
er zol d'istate, la neve d'inverno...
E pper urtimo, Iddio sce[11] bbenedica,
viè la Morte, e ffinisce co l'inferno.
Roma, 18 gennaio 1833
note
[1]. Il bambino in fasce dicesi sempre cretura infassciola.
[2]. Baci dati con insistenza. -
[3]. lattime: croste lattee. -
[4]. Ginghia attaccata dietro le spalle de' bambini per sorreggerli ne' loro primi mesi di cammino. Può presso a poco paragonarsi al tormento della corda. -
[5]. canestro in forma di campana, aperto in alto e nella base, entro cui si pongono i bambini, che lo spingono col petto e tengonsi ritti in esso nel camminare. -
[6]. salva-capo contro le cadute. -
[7]. con il cercine e le braghe come calzoni. -
[8]. ssediola: seggetta. -
[9]. Vormiglioni: vaiuolo. -
[10]. ll'arte: il lavoro; er diggiuno: il digiuno ecclesiastico. Digiuno ecclesiastico che principia all'anno ventunesimo. -
[11]. Ci. |
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