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Pubblicata il: giugno 22, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesia italiana | Totali visite: 1361 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Sono tornato ai vostri ultimi regni,
nella pace delle vallate
e delle rupi,
sui sentieri
senza più orme.
Ho ritrovato l'odore del mirto
e della menta selvatica.
Mi ha sorriso il muschio
come un talismano di smeraldo dimenticato.
Ho ritrovato sui ventosi altopiani
l'indicibile musica del risveglio del vento
e il vorticoso respiro dell'infinito.
Ho riascoltato di notte l'infausto incanto
delle invisibili civette.
E ho trasalito come per un rimorso
d'un' inesplicabile colpa.
Non fuggite da me
Angeli del Silenzio e della Solitudine!
Ho bisogno di voi.
Ho camminato tanto.
Sono un sopravvissuto.
E ora sono quasi
vicino alle mie origini primigenie.
Sento le foglie umide
tendermi le loro bocche
come coppe inebrianti di purezza.
Sarà passato un secolo
o una sola notte:
non importa più il tempo
ora che quest'alba
mi guarda come ad un bimbo.
I gridi degli anni
che sono trascorsi
non sono che un'eco remota.
Era qui il miracolo della perduta innocenza
qui dove ho portato
il mio ansito di fuggiasco.
Qui mi ha spinto quest'arsura
di fresche sorgive
come un cervo ferito.
Forse solo nell'ultimo istante
potrò cogliere per sempre
l'intera, viva, pura vostra luce,
Angeli del Silenzio e della Solitudine.
Per intanto abbiate pietà di me! |
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