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Pubblicata il: giugno 19, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 500 | Totali visite: 15947 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Chiome d'argento fine, irte, ed attorte
senz'arte intorno ad un bel viso d'oro;
fronte crespa, u' mirando, io mi scoloro,
dove spunta i suoi strali Amore e Morte;
occhi di perle vaghi, luci torte
da ogni obbietto disuguale a loro;
ciglie di neve; e quelle, ond'io m'accoro,
dita e man dolcemente grosse e corte;
labra di latte; bocca ampia celeste;
denti d'ebeno, rari e pellegrini;
inaudita, ineffabile armonia;
costumi alteri e gravi; a voi, divini
servi d'Amor, palese fo che queste
son le bellezze de la donna mia.
Autore: F. Berni (Lamporecchio,1497 - Firenze, 1535).
Note: Poeta satirico nella poesia ricama il profilo di un mostro.
Il sonetto è ispirato da un evidente intento parodistico nei
confronti dell'imperante petrarchismo. Nelle sue rime il poeta
ribalta infatti il verso "Crin d'oro crespo e d'ambra tersa e pura". |
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Commenti degli utenti |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Non ho un cane parlante
forse si
bho
scusa!!! Assolutamente no.
Chi può impedire una mia decisione?
Ho le mani piene di sangue
saranno stati i pugni al muro
oppure il mare. |
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