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Pubblicata il: giugno 19, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 700 | Totali visite: 3587 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Chiamo ogni giorno ai consueti uffici
le castalidi dee: ma più non hanno
cura di me le sacre mie nutrici.
In van tempro la cetra, in van m'affanno,
ché ritrosi adattarsi i detti miei
all'armoniche leggi or più non sanno.
Qual ne sia la cagione io non saprei:
so che poco or mi val quanto adunai
da' Toschi, da' Latini e dagli Achei.
Forse è vizio del clima, a' pigri rai
del vicino Orion: forse l'ingegno
cangiò natura, e intorpidisce ormai. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Un relitto sconsolato
avanza, contro la corrente
del gelido fiume dell'aria
e fende il flusso e s'immerge
nei gas.
Il vento è freddo!
Bacia il volto
sbiancandolo, carpisce
il calore del sangue
che si gela e si placa,
si chetano gli umori. |
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