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Pubblicata il: giugno 20, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 800 | Totali visite: 1404 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Come il santo gli mostrò che gli uccelli che Paulo aveva dipinti, erano veri e vivi anch'essi, e suoi sol essi.
E lontanando si gettava avanti,
a mo' di pio seminator, le brice
cadute al vostro desco, angeli santi.
Paulo guardava, timido, in tralice.
Le miche egli attingeva dallo scollo
del cappuccio, e spargea per la pendice.
Ecco avveniva un murmure, uno sgrollo
di foglie, come a un soffio di libeccio.
Scattò il colombo mollemente il collo.
Si levava un sommesso cicaleccio,
fin che sonò la dolce voce mesta
delle fedeli tortole del Greccio.
Dal campo, dal verzier, dalla foresta
scesero a lui gli uccelli, ai piedi, ai fianchi,
in grembo, sulle braccia, sulla testa.
Vennero a lui le quaglie coi lor branchi
di piccolini, a lui vennero a schiera
sull'acque azzurre i grandi cigni bianchi.
E sminuiva, e già di lui non c'era,
sui monti, che cinque stelline d'oro.
E, come bruscinar di primavera,
rimase un trito becchettìo sonoro. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Trovai
nella sabbia nascosta
la chiave del sogno,
la diedi all' amico
vicino
che aprì la porta apparsa : |
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