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Pubblicata il: agosto 17, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 900 | Totali visite: 3856 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Ardengo Soffici
1897-1964
Via
Palazzeschi, eravamo tre,
Noi due e l'amica ironia,
A braccetto per quella via
Così nostra alle ventitré.
Il nome, chi lo ricorda?
Dalle parti di San Gervasio;
Silvio Pellico o Metastasio;
C'era sull'angolo in blu.
Mi ricordo però del resto:
L'ombra d'oro sulle facciate,
Qualche raggio nelle vetrate;
Agiatezza e onorabilità.
Tutto nuovo, le lastre azzurre
Del marciapiede annaffiato,
Le persiane verdi, il selciato,
I lampioni color caffè;
Giardinetti disinfettati,
Canarini ai secondi piani,
Droghieri, barbieri, ortolani,
Un signore che guardava in su;
Un altro seduto al balcone,
Calvo, che leggeva il giornale,
Tra i gerani del davanzale
Una bambinaia col bébé;
Un fiacchere fermo a una porta
Col fiaccheraio assopito,
Un can barbone fiorito
Di seta, che ci annusò;
Un sottotenente lucente,
Bello sulla bicicletta,
Monocolo e sigaretta,
Due preti, una vecchia, un lacchè.
- Che bella vita - dicesti -
Ammogliati, una decorazione,
Qui tra queste brave persone,
I modelli della città.
Che bella vita, fratello! -
E io sarei stato d'accordo;
Ma un organetto un po' sordo
Si mise a cantare: Ohi Marì...
E fummo quattro oramai
A braccetto per quella via.
Peccato! La malinconia
S'era invitata da sé.
Ardengo Soffici - Intermezzo |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
E poi semo sur solito argomento,
Ch'hai voja a fà, ma l'omo è sempre quello!
Ponno mutà li tempi, ma er cervello
De l'omaccio ci ha sempre un sentimento |
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