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Pubblicata il: giugno 20, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 900 | Totali visite: 3377 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Forse è la vita vera.
Il carro dipinto,
i cavalli salvatici e docili, ebbri di vento,
le belle figlie in cenci,
la mensa a bivacco furtiva sotto gli astri,
la strada bianca del mondo.
Io tornerò nella prigione potente
dove comando
e sono comandato:
io sfrenerò, di rabbia, i miei puledri ideali
sulla pista del sogno, a cuore morto,
a stanca sera:
e per l'amore
mendicherò la mendicante mia
a qualche buio di strada.
Io pago la carne con mano che sembra
chiedere anzi donare elemosina.
E la mia via
è una rete di fogne
dove altro non luce che l'occhio del sorcio.
O Zingari, scoiatemi vivo,
allo spiedo arrostitemi
fra due tronchi di selva!
Sono un poverissimo figlio di civili
che adora la barbarie. |
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Commenti degli utenti |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Ma poi nun serve a dille tutte quante!
La gran difficortà de quella sérva
È che tu, framezzo a quelle piante,
Tu 'gni passo che fai, trovi 'na berva.
E li, capischi, |
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