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Pubblicata il: giugno 21, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 780 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Armida
Batte la pioggia
12/11/2000
Batte la pioggia sui vetri,
lampeggia il cielo,
tossiscono le nubi.
Una sigaretta con un fil di fumo mi fa compagnia,
mentre vago con lo sguardo fuori dalla finestra,
il posacenere sulle gambe, un canzone nelle orecchie.
Spero di vederti, come un angelo della notte,
uscire da una nuvola e venirmi incontro,
per prendermi e portarmi con te, ad assaporare cosa sia la felicità.
Uccelli bassi volano spaventati, cercano un rifugio. Poverini!
Anch'io sono alla ricerca di un'anima in cui rifugiarmi...
la mia l'ho persa da tempo ormai.
Non so cosa sperare, se posso sperare...
Quante speranze posso avere?
Sono ancora capace di sperare, di sognare? Non lo so!
Un fulmine rischiara la notte
e tu, come un fulmine, hai rischiarato me.
Non riesco a smettere di pensarti...
I tuoi occhi mi sono rimasti impressi nella testa
sogno di poter accarezzare le tue mani.
La tua bocca semidischiusa, un sorriso accennato...
Le nubi si sono calmate ormai, ma il mio cuore no.
Rimango qui, con la sigaretta spenta,
a tracciare le mie chimere dentro la cenere.
Forse l'unico modo per averti vicina è sognare,
visto che tu sei come un sogno...
il mio sogno!
Buonanotte. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
"Ripiove, io lai! Bisogna levà tutto
e mètte le parate giù alle porte
Se vien di fòra, mondo farabutto
si va sott'acqua come l'artre vòrte!"1
La 'órpa? 'gl'è der clima ch'è cambiato
di velli ch'abbandonin la montagna
ma sempre quando 'r fosso ha tracimato
mi tocca di sentì l'istéssa lagna2 |
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