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Pubblicata il: luglio 17, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 600 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Il folletto Slim.
Il folletto Slim correva forsennato tra le felci e i ciclamini.
Ogni tanto inciampava e ruzzolava, poi si rialzava e ritornava a correre.
Nel cielo grandi nuvoloni neri, gonfi di pioggia;
ogni tanto un lampo, un tuono.
Ma dove andava il folletto Slim, così trafelato?
Andava a ritirare il bucato che aveva steso la mattina tra un fungo e l'altro. Questo bucato era un bucato un po' speciale:
né magliettine,
né pantaloncini,
né calzini,
ma i sogni di una bambina;
mentre correva, cantava:
"Rebecca sogna il mare e disegna paesi e nuvole capovolte:
sei come una farfalla nella sera, sei come una farfalla nella sera".
Il folletto Slim arrivò in tempo, prese i sogni,
ma cadde con il sedere in una pozzanghera e si strappò i pantaloncini,
ma il bucato era salvo.
Arrivò poco dopo un colibrì,
era incaricato di controllare che il lavoro fosse fatto alla perfezione,
quel bucato speciale doveva innanzitutto essere ben asciugato,
poi stirato, piegato e riposto nel cassettone.
Stava già arrivando la sera e la piccola Rebecca
nel suo lettino si addormentava.
Il colibrì allora prese nel suo beccuccio
un sogno da portare alla bambina, un sogno da non dimenticare mai.
Il colibrì volò via con il suo prezioso carico.
Cosa sognerai stanotte, piccola Rebecca?
Sognerai un colibrì con il tuo sogno,
o sognerai il folletto Slim, che si ricuce i suoi pantaloncini rotti?
Buona notte! |
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