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Pubblicata il: luglio 12, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie latine | Totali visite: 1711 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Gaio Valerio Catullo
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Furio, Aurelio, che miei compagni
sino all'estremo dell'India verreste
alle cui rive lontane batte sonoro
il mare d'Oriente,
tra gli Arabi indolenti, gli Ircani,
gli Sciti, i Parti armati di frecce
o sino alle acque che il Nilo trascolora
con le sue sette foci;
e oltre i monti aspri delle Alpi
per visitare i luoghi dove vinse Cesare,
il Reno di Gallia, i Britanni
orribili e sperduti;
voi che con me, qualunque sia il volere
degli dei, sopportereste ogni mia pena,
ripetete all'amore mio queste poche
parole amare.
Se ne viva felice con i suoi amanti
e in un solo abbraccio, svuotandoli
d'ogni vigore, ne possieda quanti vuole
senza amarne nessuno,
ma non mi chieda l'amore di un tempo:
per colpa sua è caduto come il fiore
al margine di un prato se lo tocca
il vomere passando. |
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