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Pubblicata il: luglio 12, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie latine | Totali visite: 2051 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Gaio Valerio Catullo
25
Tallo, Tallo, pederasta molle
più del pelo di coniglio,
del midollo d'oca
o del lobo di un orecchio,
più del pene flaccido dei vecchi
o d'una ragnatela muffita,
ma anche più rapace, Tallo,
d'una tempesta rabbiosa
quando la luna ti offre
un donnaiolo che sbadiglia;
avanti, rendimi il mantello
che m'hai rubato,
e il fazzoletto di Sétabi,
i pizzi di Bitinia,
che tu, sciocco, ostenti
come fossero di casa tua.
Strappali dai tuoi artigli
e ridammeli, ora, subito,
se non vuoi
che sulla tua schiena di velluto,
sulle tue mani mollicce
la sferza t'imprima la vergogna
di un marchio di fuoco
e tu debba agitarti
contro natura
come un guscio di nave
sorpreso nel mare in burrasca
dalla furia del vento. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Gino, che fai sotto i felsinei portici?
mediti come il gentil fior de l'Ellade
d'Omero al canto e a lo scalpel di Fidia
lieto sorgesse nel mattin de i popoli? |
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