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Pubblicata il: luglio 16, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie latine | Totali visite: 15151 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Ricorda
Odi, II, 3
Ricorda di serbare l’animo sereno equilibrato
nelle avverse vicende, come nelle propizie
immune dalla smodata letizia,
o Dellio, anche tu destinato a morire,
sia che tu abbia vissuto triste ogni momento:
sia che su un prato solingo adagiato
in ogni giorno festivo ti sia beato
del vino falerno di più antica data.
Qui fa’ che portino i vini e gli unguenti odorosi
e i fiori troppo effimeri della leggiadra rosa,
finché le cose e l’età e i fili
oscuri delle tre Sorelle lo consentono ancora!
Poi dovrai lasciare la casa, gli acquistati
boschi, la villa bagnata dal biondo Tevere,
sì, dovrai lasciarli, e un erede s’impadronirà
dei cumuli delle tue ricchezze!
Sia tu ricco, e disceso dall’antico Inaco,
o povero, di misera famiglia, e giaccia
sotto il nudo cielo sereno, nulla importa,
ugualmente preda sarai dello spietato Erebo.
Tutti siamo sospinti a un medesimo luogo,
nell’urna si volge la sorte di ognuno: prima o poi
essa uscirà, deponendoci sulla navicella
per l’eterno esilio.
(Testo inviato da Chiara) |
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