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Pubblicata il: febbraio 27, 2014 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie ungheresi | Totali visite: 8995 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Attila József 11/04/1905 Ferencváros Budapest – 03/12/1937 Balatonszárszó Ungheria
MIA MADRE
Una domenica sera mia madre č tornata
fra le mani recando due pentolini:
sorrideva in silenzio e s'č fermata
un po' nella penombra.
Nelle pentole c'erano gli avanzi
della cena dei nostri padroni:
anche a letto , dopo, io pensavo
che quelli ne mangiavano a pentole piene.
Mia madre, esile, scarna, č morta giovane:
le lavandaie muoiono presto.
Le gambe non reggono ai carichi,
fa male il capo dallo stirare.
Per montagne esse hanno biancheria da lavare:
il loro dilettoso ristoro sono le dense
nubi di vapore, e per cambiar d'aria
c'č la soffitta.
La rivedo, mia madre, con il ferro da stiro:
per stirare spezzň quel suo fragile corpo:
si fece sempre piů striminzita
- pensateci, o proletari -
ed aggobbě per lavare.
Ed io non sapevo che ancora era giovane:
sognava d'avere un grembiale pulito
e che allora il postino la salutava. |
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Sono nato musulmano
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Forse
Morirň come buddista,
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