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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Dalla ridda delle informazioni che giornalmente ci bombardano
finiamo per sceglierne solo alcune che colpiscono la nostra
fantasia e che in modo sotterraneo concorrono a creare i
meccanismi di difesa che acquietano le nostre fobie e sopiscono i
segreti terrori affioranti negli incubi notturni che ci aprono ad
un giorno squallido e denso di minaccia.
Noi viviamo contesi tra due poli: uno fatto da istanze biologiche
e naturali mentre l'altro è costituito dal complesso delle
inibizioni, il tessuto con cui la società ci lega per difenderci
dagli istinti primitivi che sono distruttivi dell'ordine, del
progresso, della sicurezza individuale e collettiva.
Tra i due opposti poli sussistono aree comuni e aree in netto
antagonismo, tra queste dinamiche dilanianti, si dibatte l'essere
umano nella disperata difesa della sua stabilità mentale.
IL FATTORE BIOLOGICO
Il polo biologico è naturale, innato, fa parte della
struttura dell'animale uomo. Esso regola, attraverso situazioni
di benessere e malessere indotti attraverso la chimica endocrina,
i meccanismi di comportamento. Un comportamento è buono se
genera sensazione di benessere, di piacere. Un comportamento è
da evitare se è portatore di malessere psicologico, dolore
fisico, paura. Secondo questa dinamica l'uomo primitivo regolava
le sue azioni.
Ad un'analisi molto superficiale questo polo, basato sulla
espressione completa delle pulsioni istintuali, potrebbe apparire
quello giusto da seguire; sembrerebbe bello e corretto esprimere
nella piena libertà solo quei comportamenti permeati di gioia di
vivere, di intensa felicità rifuggendo dagli altri.
Ma cosa succede se il proprio godimento entra in conflitto con
quello di un altro individuo? Può darsi che il raptus sessuale
di un primitivo non sempre coincidesse con quello della bella
primitiva presa come oggetto di soddisfazione libidica. Quindi
anche all'interno dello stesso polo non sono tutte rose e fiori,
ci sono conflitti scatenanti ansia, frustrazione e dolore.
A voler vedere meglio nel fondo delle cose si scopre che il
proprio benessere viene prevalentemente in conflitto con quello
degli altri e che l'equilibrio è raggiunto in virtù della
"Legge del più Forte".
Sicuramente, una volta stabilita e accettata la propria
collocazione nella scala gerarchica, la convivenza sociale è
generatrice di piacevoli sensazioni di appagamento in tutto
simili a quelle procurate dalla sazietà alimentare e sessuale.
Dividere la propria esistenza con il resto della tribù è buono,
isolarsi o, peggio, esserne emarginati, è fonte di malessere
psicologico.
L'ALTRO POLO
Il complesso delle regole sociali rappresenta il polo
contrapposto. In parte si tratta di regole che, succhiate con il
latte materno, hanno radicato nella carne e rispondono con la
forza dell'imposizione delle cellule mutate, in parte vengono
assimilate attraverso la cultura e, in parte, sono semplicemente
osservate per il timore della pena.
Questo vuol dire che ci sono tre motivi distinti che portano gli
individui, parte della società, alla osservanza delle regole:
- la regola è così profondamente radicata da impedire
psicologicamente la trasgressione; - la regola ottiene una pacata accettazione perché
riconosciuta valida in quanto utile al buon andamento
della società e con la sua accettazione sono accettate
di buon grado le conseguenti rinunzie alla propria
libertà; - la regola è sentita in modo coercitivo è viene
accettata solo per timore della pena conseguente la sua
trasgressione.
C'è chi non potrebbe uccidere un essere umano nemmeno se
servisse a salvargli la vita, chi non lo fa perché non bisogna
spegnere una vita umana senza motivo e, infine, chi lo farebbe se
solo non fosse un delitto cui segue una grave punizione. Poi c'è
chi lo fa e qui siamo nel patologico.
Lo stesso ragionamento logico può applicarsi alla violenza
sessuale e al furto. Le regole sociali sono state concepite per
frenare le pulsioni individuali dannose alla società e ad
incanalare le pulsioni positive ed utili.
Oggi, solo gli psicopatici vanno in giro ad uccidere, a stuprare,
ad impossessarsi di tutto ciò che il desiderio gli suggerisce di
possedere.
GLI EQUILIBRI PERICOLOSI
Quale che sia il motivo che ci piega alle regole questo
non impedisce alle pulsioni di fare perversi capolini nella
nostra vita onirica provocando umori che accompagnano la nostra
vita da svegli pervadendola di dolorose sensazioni di
inadeguatezza e di insoddisfazione. Per quanto si possano creare
barriere all'insorgere di istanze dal profondo emerge, in
particolari momenti della vita, un prepotente desiderio di
liberarsi da questa fitta tela di regole che ci inchioda alla
nostra condizione di cellula appartenente ad un contesto.
Solitamente vincono i condizionamenti e l'impulso viene
ricondotto nel recinto dove mite pascola il gregge in attesa di
concludere il ciclo senza troppi danni come se l'imperativo
categorico fosse quello di "arrivare alla fine nella
migliore delle condizioni".
Il conflitto è sempre operante e sono in agguato le conseguenze
dei danni dovuti alle scelte rinunziatarie. L'istanza di
socialità viene sempre più disattesa perché le regole non sono
fatte per aggregare gli individui ma per separarli.
L'aurea sacra di sicurezza che protegge la nostra intimità,
dalla quale siamo circondati e che sentiamo infranta con una
sensazione di fastidio quando qualcuno la supera accostandosi a
noi in modo invadente, cresce con il crescere della latitudine e
del livello culturale. Raramente vedrete due nordeuropei
scambiarsi pacche sulle spalle e i loro corpi non andranno mai
oltre il confine invisibile ma palpabile che rappresenta la sfera
vitale. Mentre è facile vedere due nordafricani che si parlano
toccandosi in continuazione, scambiando oltre che parole e
sensazioni tattili anche l'afrore dei corpi.
La civiltà ci spinge verso la torre eburnea della solitudine
nella quale corriamo inconsapevoli della perdita di noi stessi.
IL PC
Per noi informatici evoluti e invidiati il PC
rappresenta la torre eburnea nella quale sublimare ogni
frustrazione, nella quale rifugiarsi in attesa che la sconfitta
sia totale. Fino ad essere completamente convinti che la finzione
sia la realtà e questa la prima. La tecnologia ci viene incontro
come una grande mamma dalle mammelle d'acciaio da cui succhiamo
surrogato di latte, surrogato d'amore e surrogato di tenerezza
convinti che questo sia tutto, proprio tutto.
Tra un programma di analisi finanziaria e un database, tra un
multimediale e un frattale, attraversiamo le epoche della nostra
vita convinti e soddisfatti di aver fatto già la nostra parte.
Perché abbiamo una moglie che sfaccenda in cucina e che si è
rassegnata al silenzio, perché abbiamo dei figli orfani che la
mattina si alzano per andare alla scuola che provvede a
modellarli e renderli adeguati e lo fa così bene che i ragazzi
che riescono a sfuggire alla droga mostrano i segni della
rassegnazione rassicurandoci così sul loro radioso futuro.
L'RV
Chi non drizza le orecchie quando dalla sommità della
sua torre ascolta le notizie di quelli che si infettano con
L'AIDS compiacendosi per la propria "scelta" di
solitudine. Più sono cattive le notizie più riusciamo a
giustificare la nostra rinuncia a scendere ancora una volta,
seppure siamo mai scesi, nell'arena della vita, privi di corazza,
con il coraggio di essere scorticati vivi da un'amore che ci
faccia urlare di felicità e di dolore, che metta in discussione
tutto e infranga ogni sicurezza fino a far desiderare la morte
come ultima scelta di vita.
Ma non c'è motivo di preoccuparsi, le cose vanno per il meglio:
la vacca tecnologica sta partorendo una nuova e più attraente
torre nella quale rinchiudere l'uomo, le sue paure, il suo
bisogno di sicurezza.
L'Io diviso tra la necessità di soddisfare le proprie necessità
e l'osservanza delle regole che le vietano si è frantumato e
cerca rifugio in un'altra realtà priva di conflitti dilanianti.
Lo schizofrenico vero si dipinge una realtà priva di esseri
umani, dove tutto è grigio ed immobile, a volte sogna la fine
del mondo e questi sono i momenti in cui lo vediamo sorridere.
Noi, più fortunati, possiamo scegliere di "vivere" in
una Realtà Virtuale simulando situazioni di pericolo per vincere
la paura, uccidendo i nemici senza pietà sapendo che per questo
non saremo puniti, amando senza freni sapendo di non correre il
rischio di essere infettati.
CONCLUSIONE
Noi, a volte ci sentiamo profondamente delusi, quasi
traditi dalla vita, ma ricacciamo questo sentimento come si
cacciano le mosche fastidiose e torniamo alla tastiera come un
naufrago si aggrappa allo scoglio per non affogare. Io sono per
il progresso, ma vorrei un progresso più umano, un progredire
tecnologico non esclusivamente basato sul profitto. Vorrei vedere
i miei figli liberi dal peso di scelte troppo difficili, vorrei
una città più vicina alla campagna che ne condividesse l'aria
pulita, un volo di passeri e la gioia pura di una gemma su un
ramo a primavera.
Qui invece siamo avvolti nella fuliggine oleosa degli scarichi
gassosi, il puzzo ci attanaglia al punto che abbiamo smesso di
odorare e per questo stiamo atrofizzando il nostro olfatto.
Le strutture sono concepite per tenerci divisi, a partire dal
traffico che ci attanaglia come una morsa d'acciaio, alla
mancanza di parcheggi, agli orari di lavoro che prendono la
maggior parte della nostra vita da svegli. Infine siamo
taglieggiati dallo Stato che non solo ci separa dal di più, ma
non ha scrupoli a togliere a chi non ha nemmeno il minimo
indispensabile, dando in cambio per questo molto, molto poco.
In pieno giorno stacco il telefono, abbasso le persiane, accendo
il computer e mi metto a scrivere. Ora ascolto il frusciare del
ventilatore e mi sembra di sentire stormire le foglie, sul
monitor un volo di farfalle si allontana sciamando verso un
tramonto rosso fuoco, più in là una casa nel verde si specchia
nell'acqua, un filo di fumo come un pinnacolo si eleva dal camino
verso il cielo: è il mio amore che ha acceso il fuoco perché
lei sa che a me piace stare al buio a guardare ardere la legna
che con improvvisi guizzi di luce strappa dal suo viso un sorriso
pervaso di profonda tenerezza. Lei mi ama per quel che sono e non
per quello che posso darle, ma io voglio darle tutto perché
nulla ha valore senza di lei. Ora lei dorme rannicchiata tra le
mie braccia, accarezzo il suo viso e, nel sonno, socchiude le
labbra per sfiorare le mie.
Felice Pagnani - L'UOMO E L'INFORMATICA - maggio 1994 - Micro &
Personal Computer
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