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Pubblicata il: settembre 24, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Racconti inediti e/o celebri | Totali visite: 1214 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Stelvio Mestrovich
AL GATTO NERO
La mia amica Konstanze, direttrice artistica del Theater an der Wien, mi ha invitato ' Al Gatto Nero ' , un ristorante in Girardigasse, di proprietà di un cantante di musica leggera, Georges Dimou, un greco un tempo molto famoso. Quando gli è stato detto che vengo dall' Italia e che sono uno scrittore, i suoi occhi di re lacedemone si sono spalancati, dimostrando un vivo interesse. Mi ha stretto la mano con energìa, confidandomi di avere studiato per diversi anni nella mia terra. Poi, con fare professionale, tra inchini e sorrisi, ci ha accompagnati al tavolino riservato.
Dappertutto statue greche, anfore, brocche di Cipro.
Mangiamo a lume di candela. Guardo Konstanze. Proprio la classica viennese: rotondetta, lineamenti del viso ben marcati, capelli biondi, occhi celesti, gioviale, attiva, completamente indipendente. Il suo lavoro la porta ad essere a contatto coi più famosi direttori d' orchestra e cantanti lirici del momento. Dà del tu a Pavarotti, a Muti, ad Abbado. Impossibile raggiungerla a teatro: ella ne è il polmone, vi si respira la sua aria. Avevo chiesto di lei poco meno di quattro ore fa. Stava per essere rappresentato in prima mondiale il musical Elisabeth. Si era trincerata nel suo stanzino. Niente da fare. Ma è giunto un inserviente, gentilissimo, che mi ha procurato una poltroncina accanto al palco centrale. Mi ha fornito pure il programma. Konstanze, dunque, non si era scordata di me. E' così che si distinguono i grandi.
Le domando un parere sulla commedia musicale.
"Non male. Mi ha colpito, in modo particolare, il valzer di Sissi con la Morte. L' ho giudicato veramente notevole. "
" Non l' hai trovato un poco dissacrante? "
" La verità, caro Stelvio, lo è sempre. "
Mi sorride e io le verso ancora del vino resinato. Stava divorando un piatto di zucchine fritte.
" Sono digiuna da stamani. " si giustifica, leggendomi nel pensiero.
" Lavori troppo. " la rimprovero.
Konstanze sospira.
" Così mi distraggo e al tempo stesso mi realizzo. "
" Sì, ma non sei felice. " la punzecchio.
Lei tenta di nascondersi dietro un vano gesto della mano.
" E' inutile mentire a se stessi. "
E io insisto:
" Come vanno le cose col tuo ex marito? "
" Da amici. " risponde gesticolando come un' italiana. " Ci vediamo solo per nostro figlio. "
Dimou ha messo la canzone che lo ha reso famoso. E' una melodìa greca che sa di antiche isole, di uliveti, di terra argillosa, di sole.
" E tu ? " mi chiede lei.
Smetto di sognare.
" Che vuoi che ti dica? Domani riparto per l' Italia, rilasciando Vienna, che è il fantasma della mia vita. Esso appare e scompare senza ch' io me ne renda quasi conto. Mi aspetta nel suo castello incantato e ogni volta mi ritrovo più vecchio e innamorato. "
" Perchè non rimani qui ? " mi propone Konstanze.
Accendo una sigaretta. Georges mi guarda da lontano. Ha negli occhi la saggezza del suo popolo. Un quadro, in penombra, risuscita morti guerrieri.
Mi sforzo di essere chiaro:
" Il sogno è realtà, ma non va sciupato. Bisogna accontentarsi di ciò che ti dà. Sei rovinato se pretendi più di quello che ti spetta. Non ti rimarrebbe nulla. Allora dovresti fare i conti con l' aridità. E questo proprio non lo voglio. "
Konstanze muove la bocca impercettibilmente. Capisco che il mio pensiero è giunto a destinazione. Il silenzio che segue me lo conferma.
Viene un cameriere a domandarci che cosa gradiremmo per dessert. Ordiniamo una specialità greca.
" Forse siamo due gatti che si mordono la coda. " sibila la mia amica a un palmo dalla fiammella della candela.
Io sorrido :
" Ecco perchè mi hai portato Al Gatto Nero ! "
" Già ! " approva ilare.
Mangiamo una fetta di dolce a base di riso e di mandorle. Se non ho capito male, il nome di questo dolce ricorda il monte Olimpo. Niente di più azzeccato. Le nove muse possono dormire sonni tranquilli. E' squisito e degustato nel posto giusto.
Il proprietario del ristorante viene a farci visita.
A Konstanze:
" Tutto bene, bella direttrice? "
E a me :
" E' rimasto soddisfatto, amico scrittore? "
Rispondiamo di sì. Noto soltanto adesso le sopracciglia nerissime, corvine di Georges. Egli ci offre un liquore di Salonicco. Lo beviamo alla sua salute.
Uscendo dal locale di Demou, avverto un' acuta sensazione di solitudine. La Girardigasse è buia. I lampioni illuminati che si vedono in lontananza sono quelli della Linke Wien Zeile. Accompagno Konstanze sino alla macchina. E' un fuoristrada giapponese.
" Vuoi un passaggio ? " mi dice.
Lei sa che ogni volta che vengo a Vienna sono ospite del mio amico scrittore Josef Neubauer, che abita nel tredicesimo distretto.
" No, ti ringrazio. " le rispondo. " Ho voglia di fare due passi sino al più vicino posto taxi. "
Ci abbracciamo. Poi lei scompare con la sua Nissan.
Torno indietro verso il teatro. Le luci sono spente. Scanso alcuni ubriachi. Improvvisano un' aria del Flauto Magico. Alla loro maniera. Credo che sia la serenata alla Regina della Notte. La luna è imperterrita. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
una mano sulla porta
e mi manca il coraggio
mi volto, ti guardo
ti chiedo solo un passo
ed io fermo
marmo freddo
improbabile appoggio alle spalle
rumore di oggetti spostati
con i piedi cerco il muro |
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