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Il 20 marzo 2001, Felix ci ha lasciati.
Noi della redazione di www.la-poesia.it, suoi collaboratori ed amici, desideriamo ricordarlo continuando a far vivere questo sito web il più fedele possibile allo spirito del suo fondatore-ideatore.

A lui dedichiamo questa sezione per offrire la possibilità di scoprire, attraverso le sue opere, i vari aspetti della sua feconda personalità.

Per chi lo conosceva costituisce un luogo dove far rivivere i buoni momenti passati insieme.
Per chi invece non l'ha incontrato di persona è un'occasione di subire il fascino della sua grande energia e profonda umanità.

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Ciao Felice, ci vediamo...

Sono un'ex allieva di Felice Pagnani, e, come possono dire molti di quelli che come me hanno seguito le sue lezioni presso i centri di formazione professionale del comune di Roma, averlo incontrato ha cambiato in meglio la mia vita.

La nostra conoscenza non era cominciata bene, ma questo era stata soltanto colpa mia. Nel giugno 1998 avevo iniziato un corso in uno dei centri di formazione presso cui Felice insegnava e lo avevo fatto un po' per sfuggire alla realtà e un po' per rimandare una decisione importante che avrei dovuto prendere.

Davanti a me ho trovato un insegnante preparatissimo e scrupoloso, sempre disponibile e attento. Un insegnante magnifico. Certo, magnifico, perchè non basta avere la conoscenza della materia da insegnare ma anche comunicare l'entusiasmo per quella, e, Felice ne era capace.

Durante il corso ho avuto modo di apprezzare l'insegnante e in seguito anche la persona dalla grandissima umanità.

Di lui colpiva la disponibilità e la capacità di non perdere la calma.

Un giorno, durante le vacanze di Natale del 1998 con un'altra sua ex allieva avevo trovato un lavoro da fare presto e bene. Non eravamo per niente sicure di noi e perciò abbiamo telefonato al nostro professore per chiedergli qualche consiglio ed anche qualche dritta.

Il prof ci aveva detto che potevamo incontrarci e che una mano ce l'avrebbe data volentieri e uno scherzoso "guai a voi se rifiutate il lavoro" era stata la fine della telefonata.

Era il 31 dicembre e, io e la mia amica, pensavamo che con un'oretta di aiuto di Felice ce la saremmo cavata.

Non è stato così perchè siamo arrivate a casa sua verso le dieci e mezza e alle 16 stavamo ancora lavorando, sempre sotto l'occhio vigile del nostro prof. che non ci lesinava consigli e il suo preziosissimo tempo.

Quel 31 dicembre ho scoperto la persona veramente straordinaria e da allora quasi quotidianamente sono restata in contatto con il mio ex insegnante, diventato mio amico.

Avevamo di comune accordo deciso che il mezzo di comunicazione di elezione doveva essere l'e-mail perchè era più immediato e meno invadente.

Lo scrivere un messaggio non è come parlare, richiede meditazione, la ricerca della frase che meglio rispecchi il significato di quello che si vuole comunicare, non si può usare il tono della voce né la mimica per comunicare più di quanto non faccia la parola e questo richiede impegno e introspezione.

Parlare è un fatto che non richiede troppa meditazione, pare che ci sia licenza di disimpegno e che si posa abusare del tempo degli altri con frasi prive di contenuto, chicchere futili, banali, scontate.

Quando gli telefonavano per due chiacchere era sempre mal disposto a perdere tempo al telefono per sentire cose che forse nemmeno lo interessavano ma che pazientemente ascoltava e qualche volta sottolineava con un "OK" leggermente biascicato.

Magari quello che il suo interlocutore aveva da dirgli lo interessavano ma doveva finire un articolo, oppure stava mangiando un buon piatto caldo o stava cucinando qualcosa che richiedeva sorveglianza e attenzione, insomma quell'aggeggio non gli andava proprio di usarlo. Ai messaggi aveva modo di rispondere quando aveva il tempo o trovava il momento in cui voleva farlo.

Affermava che di solito le cose che gli scrivevano lo interessavano, perché era raro che chi non ha nulla da dire, questo nulla lo metta per scritto.

Verba volant, scripta manent... forse sarà stato per questo o per chissà quale altro meccanismo ...

Posso dire che nelle nostre e-mail abbiamo affrontato gli argomenti più svariati qualche volta seriamente altre volte sorridendo di noi stessi e del mondo.

Ogni messaggio lo terminavo con "Ciao Felice, ci vediamo", ed oggi non poterlo fare mi manca.

Antonia

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In ricordo di Felix

Il 21 marzo è il giorno in cui entra la Primavera: un gran bel giorno, perciò; è anche il giorno in cui mio fratello Mario compie gli anni; e quest'anno c'era un motivo in più per essere felice: avevo un appuntamento nella mia città, presso l'albergo La luna, con il professor Giorgio Bárberi Squarotti, il famoso studioso e critico letterario, che finalmente conoscevo.

Da quasi un anno eravamo in corrispondenza e ricevevo da lui belle lettere che riguardavano i miei libri ed anche i manoscritti inediti che via via gli avevo inviato. Mi stavo preparando ad uscire di casa, un po' emozionato, dunque. Prima però accendo il computer e mi collego ad Internet. Vedo che ho posta: tre e-mail. Una di queste, datata 20 marzo ore 13,46 , diceva: "Ritengo mio triste dovere informarla che Felice stanotte è passato a miglior vita". Me la spediva un suo amico: Peter Landser. Rimasi esterrefatto. Ora mi spiegavo perché il suo bel sito: www.la-poesia.it non fosse stato aggiornato dal 12 febbraio.

Il 10 febbraio, Felice mi aveva scritto che avrebbe fatto gli ultimi aggiornamenti e per un po' di tempo sarebbe stato "uccel di bosco". Perciò pensavo che fosse fuori per lavoro, magari all'estero. Anche ai miei amici lucchesi che collaboravano al sito dicevo che forse era impegnato con il lavoro. Invece...

La nostra amicizia nacque attraverso Internet. Un giorno in un newsgroup proposi di ospitare in un unico sito i lavori di molti poeti e narratori che frequentavano il NG, e, attraverso una sua amica, si fece avanti Felice (Felix, come si firmava), ben contento di raccogliere l'idea.

Così, nacque anche la mia collaborazione al sito, che è diventato il migliore e il più completo nel sistema, tra quelli dedicati alla poesia. Vi sono raccolti oltre duemila componimenti dei maggiori poeti, a partire dagli antichi fino ad arrivare agli autori dialettali. Vi si trovano anche suoi scritti e sue poesie. Un lavoro immane che Felice faceva spesso di notte, quando tornava dal suo lavoro. Visitando il sito, chiunque può vedere e valutare la portata di quell'amore immenso che nutriva per la poesia. Un sito al servizio di tutti. Tra poco vi avrebbe introdotto testi del Carducci.

È da considerarsi oggi, perciò, un po' come il suo testamento spirituale, e dobbiamo solo augurarci che qualcuno tra i suoi stretti collaboratori voglia e sappia raccogliere e portare a termine questa meravigliosa eredità di amore.

Montuolo (Lucca), 23 marzo 2001
Bartolomeo Di Monaco

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Addio, amico Felix!
Anzi, meglio, arrivederci.
Sì, spero proprio di incontrarti
un giorno là dove ora stai,
nel mondo della vera poesia
e della pace senza fine.
Te ne sei andato
e ci mancherai,
ma io so che ancora
ci sei vicino: ai tuoi cari,
che continui ad amare
forse più e meglio di prima,
ed a tutti coloro che ti hanno
conosciuto ed apprezzato.
Resta con noi nelle tue parole,
nel ricordo della tua vita
generosa di fatti e di pensieri.
Ti sono stata amica per poco,
ma anche in me hai lasciato segno.
Ora che sei nella luce
e godi bellezze inenarrabili,
trasfondi in noi un po1 della tua gioia,
perché possiamo continuare a cantare,
alimentando fede, speranza e carità
in chi le sente spegnersi.
Conforta e sostieni i tuoi cari
con la tua nuova capacità d'amore:
la fede vi mantenga uniti.
Ti saluto, amico Felix:
in Dio comunico con te
e con te canto pace ai fratelli
e lode al Padre.

Carla Piccinini

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A Felice, il ricordo vivo per sempre

La sua intelligenza, la sua vivacità, la sua voglia di vivere, la sua bontà rimarrà nella mente anche di coloro che come me hanno avuto la sfortuna frequentarlo pochissimo.

Un caro pensiero alla figlia che tanto coraggiosamente lo ha affiancato fino in fondo.

Doriana

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Ciao papi

Io sono stata parte della tua vita e tu della mia, abbiamo passato tante difficoltà insieme e ci siamo sostenuti a vicenda ma alla fine sei andato in cielo ed io non ho potuto fare nulla contro il mistero della vita.

Adesso sei presente nel mio cuore più forte che mai e lo sarai fino al giorno in cui ci incontreremo di nuovo e ci racconteremo quello che abbiamo fatto in tutto il tempo che non ci siamo visti.

Spero fortemente che dove ti trovi non ti debba difendere da niente e da nessuno e che gli angeli che ti sono vicino ti amino come ti ho amato io e che con il tempo il dolore che provo adesso si trasformi in un dolce ricordo di un padre che ha saputo capire le fasi difficili della mia vita e che mi ha presentato il mondo in maniera da affrontarlo coraggiosamente e con orgoglio.

Grazie papà sei parte di me e lo sarai per sempre proprio come mio figlio lo è oggi per me.

Ti vedo su un cavallo biano proprio come avresti voluto te e sei finalmente libero dal tuo male e dalla forza di gravità. A presto

Gioia

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In una notte verde
di inizio primavera
ho visto un angelo alzarsi in volo
con il cavallo che aveva sognato.
Ho corso ansante
lungo i sentieri della vita
chiedendo a chi trovavo:
Avete visto il mio amico?
loro sussultavano...guardavano...e sorridevano...
e la luna disegnava solchi profondi.
Mi sono fermato
e ormai stanco
ho mormorato:
'Nessuno l'ha visto.'
Ho beccato le mie piume bianche
per fargli una sella morbida, d'amore.
Le mie lacrime caddero sulla scia
si unirono ai freddi silenzi,
anche il cielo ha pianto tutte le stelle,
ora è buio.
Triste.
Stelle e lacrime
partiranno con lui
conosceranno altri spazi
peregrineranno l'infinito
ma anche dal profondo del cielo
lui sarà un attracco
per i fantastici viaggi
della nostra realtà
dissolta ma mai dimenticata

JJ e GG

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GRAZIE

Grazie per avermi dato la vita, grazie per i momenti belli e anche quelli brutti, sei stato tra le poche persone con che gran saggezza, equilibrio ed amore ha saputo raggiungere il mio cuore, per anni indurito dalle numerose visiscitudini, a penetrare la mia mente confusa creando in me bagliori di luce che tanto mi sono serviti nella vita.

Papà essere tuo figlio per me è stato e resterà sempre un onore, sei per me l'esempio da seguire, la meta da raggiungere.

Non dimenticherò mai i tuoi consigli che hanno in parte "illuminato" la mia travagliata vita.

Ricordo bene quel giorno in cui dinnanzi a un ottima cenetta mi dicesti:

"Ricorda la felicità la possiede colui che desidera solo ciò che stà alla sua portata. Impara a conoscere i tuoi limiti, senza però creartene, tutto ha le sue tappe."

Papà è stata una gioia stare con te fino all'ultimo istante, dal dolore della tua partenza ho imparato molto, la mia coscienza è più amplia, ti ringrazio per tutto.

tuo figlio
Manuel

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Conosco ?

La porta del mio appartamento si apre su un pianerottolo di un'anonima palazzina alla periferia nord di Roma.

Vorrei fare una premessa : io conosco l'Amore e conosco il Dolore.

La porta del mio appartamento dista precisamente 4 metri e 35 centimetri dall'unica, altra porta di quel pianerottolo.

Su quella porta di fronte alla mia, così vicina e così lontana, fino ad un paio di mesi fa, spiccava una targa in plexiglas.

Ah, dimenticavo : io conosco anche il caldo umido di Bombay ed il freddo secco di Helsinki. Io conosco (le ho toccate e non finiranno mai di stupirmi) le piramidi, diverse ed uguali, di Chichén Itzà e di Giza.

Ricordo bene quella targa : non si poteva fare a meno di osservarla, nell'attesa che l'ascensore raggiungesse da terra il quinto piano. La ricordo bene, fondo azzurro e scritta in oro.

Ricordo bene anche il nome sulla targa : Felice.

Su quella targa c'era scritto : Felice Pagnani.

Ho conosciuto Felice, anzi, lo conosco (io vivo in un mio eterno presente senza tempo).

Meglio ancora : conosco ciò che ho conosciuto di Lui. Il suo sguardo, che mi è sempre sembrato malinconico e sereno, la sua voce sommessa e pacata, il suo aspetto fisico, i piccoli gesti misurati, i suoi capelli, la riproduzione del Trittico delle Delizie nel suo studio.

Questo io ricordo di Felice.

Questo conosco.

Io ho conosciuto Clelia, sua madre. La ricordo bene.

Io ho conosciuto Ottone, ucciso dal dispiacere, come in una romantica storia d'amore di fine ottocento, un paio di mesi dopo la morte di Lei.

Io conosco la bellissima Gioia e conosco il suo terranova, il terribile Zeus.

Io conosco l'irrequietezza di Manuel e conosco la risata argentina della piccola Luna.

Io conosco mia moglie e le mie figlie. Conosco mio padre e mia madre e mia sorella.

Io conosco persone, emozioni, sensazioni, luoghi, spazio e tempo.

Che scherzo splendido ! Che sottile ironia !

Inaspettatamente, il freddo schermo di un odiato/amato computer solo oggi mi restituisce il calore di un altro Felice.

Un "FELIX" nascosto, inatteso, maggiore.

Un universo umano e poetico che distava da me solo 4 metri e 35 centimetri.

Un universo che ora è irraggiungibile.

Che cosa conosciamo ? Cosa può essere davvero conosciuto ?

A te, Felice, dedico questo mio minuscolo arrivederci.

A te, che ho conosciuto.

A te, che non ho conosciuto.

A te, che mi manchi.

Mimmo

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la redazione di PC Open:

Ci ha lasciato un amico dall'inestimabile valore umano,
un poeta, più che un giornalista sia pure appassionato e del tutto speciale.

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Il Bittegone

Tanti anni fa, nel 1984, sono capitato al "Bittegone di Felice Pagnani" per acquistare un pezzo di ricambio per il mio Apple. Notai con sorpresa come il titolare, evidentemente Pagnani, su mia richiesta spiegasse con precisione e abbondanza di dettagli il funzionamento del pezzo da me richiesto, nonostante l'ammontare infimo, 15 mila lire all'incirca, del mio acquisto. Infimo, sapendo che a quell'epoca un Apple-compatibile, importato per primo da Pagnani e battezzato Susy5, costava dalle 3 alle 5 milioni. Anche se situato all'estremo opposto della città, sul raccordo all'altezza della Tuscolana, da quel giorno mi recai periodicamente al Bittegone per immergermi in un'atmosfera che fu quello del ritrovo di giovani appassionati di informatica che trovavano lì materiali e conoscenze all'avanguardia, grazie alla presenza di Felice Pagnani, che coagulava attorno alla sua magnetica persona una grande quantità di personaggi dalle professionalità più disparate, ma tutti accomunati dalla determinazione di conoscere questo nuovo strumento dell'informatica, che solo allora cominiciava timidamente ad essere accessibile ad una massa più ampia.

Moltissime persone a Roma sono state accompagnate nei loro primi passi informatici dal paziente e sempre disponibile Pagnani, che mai si è chiesto se il tempo e l'energia così impiegati gli avessero portato beneficio economico o meno, preoccupato come era esclusivamente di trasmettere le sue conoscenze a chi veramente ne avesse interesse o bisogno. In tanti anni che ho avuto l'occasione di frequentarlo, non l'ho mai sentito dire di "no" a qualcuno, neanche quando questo qualcuno oggettivamente non avrebbe "meritato" la sua attenzione.

Fortunatamente un atteggiamento così serio e generoso ha anche portato ad un certo successo commerciale, grazie alla grande fiducia riposto nel sua agire, che sommava alla serietà del metodo anche delle sempre perfette intuizioni riguardanti le evoluzioni e le tendenze di un mercato che allora era in stato embrionale. Capiva fra i primi l'importanza della assistenza completa, a iniziare dalla configurazione della macchina, a chi volesse acquistare un personal computer, capiva la necessità di garantire realmente la fornitura di uno strumento collaudato e funzionante al cliente. Ma questo non fu da lui considerato ulteriore fonte di guadagno, ma semplicemente il suo dovere di fornitore.

Il Bittegone così si trasformò in Computerline srl per poter affrontare efficacemente la sempre crescente attività. Uno dopo l'altro si dovevano aggiungere nuovi locali, fino a trasferirsi, arrivato all'apice del successo, in una ampia sede appena fuori dal raccordo sulla Flaminia. Il successo e l'ingrandirsi della struttura non hanno però minimamente cambiato il Felice del Bittegone, che è rimasto sempre il sicuro punto di riferimento, non solo per l'occasionale ed incerto acquirente singolo, ma anche per grosse strutture che in lui apprezzavano la capacità tecnica e la serietà nel trattare gli affari.

Diversi anni dopo le intuizioni di Pagnani, il Mercato ha scoperto, ahimè, l'affare personal computer, ed è iniziata la guerra al massimo ribasso dei prezzi, riducendo a mero elettrodomestico uno strumento estremamente complesso e comunque fonte di una grande quantità di problemi connessi al suo utilizzo. Anche se tutto questo fu intuito con grande anticipo da Felice, tuttavia non riuscì ad imporre alla struttura, ormai troppo pesante, la nuova rotta che lui cercava di delineare. Così, negli anni di crisi della prima metà degli anni novanta Pagnani lasciò l'attività perché lui mercante non lo era mai stato e mai lo sarebbe potuto o voluto diventare.

Si ritirò nel suo studio denso di ricordi dei suoi frequenti viaggi orientali, e, con un sottofondo costante di musica, prevalentemente classica, si dedicò a scrivere articoli per riviste di informatica, a creare CD Rom multimediali di alta qualità quando quel termine per i più fu ancora sconosciuto. Fu chiamato a ristrutturare una rivista che stava sull'orlo del fallimento, cosa che fece con il suo solito impegno e la sua illimitata fantasia, portando in poco tempo le vendite a livelli prima mai raggiunti, ed avviando allora la rubrica "L'uomo e l'informatica", dove raccontava, in una serie di articoli assolutamente non convenzionali, il suo rapporto con il personal computer, prevedendo con larghissimo anticipo, come era suo solito, l'enorme impatto che l'adozione massiccia e diffusa del computer avrebbe avuto sulla cultura di massa.

Finalmente cominciò ad insegnare nei corsi di formazione professionale, dove, oltre a redigere con successo numerosi progetti per corsi di tecnici multimediali, riscosse subito un tale successo che non fu in grado, questa volta, di dire "si" a tutte le richieste che volevano lui come docente, tenendo spesso già due lezioni giornaliere da 5 ore ciascuna. Molti sono i giovani a cui ha potuto così trasmettere parte della sua lunga esperienza nel campo dell'informatica ma soprattutto la sua innata passione per il lavoro ben fatto e l'entusiasmo nell'utilizzo del computer come strumento creativo. Molti sono i giovani che grazie al suo insegnamento hanno trovato un futuro professionale degno dei suoi insegnamenti, e molti sono i giovani che lo ricordano con gratitudine e con affetto.

Ultima fra le sue creazioni è un sito su internet, dedicato alla poesia, una sua passione presente dall'infanzia, ed unico nel suo genere per dimensioni e contenuti. Come sempre il suo impegno nella realizzazione del sito era totale, però sembrava avere più importanza di qualsiasi altra cosa, sembrava avere fretta nel completarlo, per quanto fosse chiaro che mai avrebbo potuto essere completato in quanto era aperto alla pubblicazione di poesie inedite di scrittori inediti, un'area del sito in continuo aumento. All'interno del sito della poesia, solo pochi mesi fa, ha avviato il giornale on-line che ha voluto chiamare "ai bordi" perché voleva che raccogliesse articoli da tutte quelle persone che non riuscivano fare proprie le opinioni preconfezionate che la nostra società del consumo ci propina instancabilmente. Seguiva con particolare soddisfazione le statistiche dei visitatori del suo sito, numeri che ben presto hanno raggiunto livelli medi di tutto rispetto e in cui vedeva la conferma di questa sua ultima intuizione, che cioè di gente che usa la propria testa e che sente l'esigenza di esprimersi liberamente c'è n'è in grande quantità e che a questa gente bisogna dare la possibilità di esprimersi, al di fuori dei canali istituzionali e quindi al di fuori della logica della produttività e del denaro. Inutile dire quindi che la sola idea di sfruttare commercialmente il successo del suo sito lo fece arrabbiare, o meglio, lo rattristava, perché arrabbiato, adesso che ci penso, non l'ho mai visto.

Comune a tutte queste attività, solo apparentemente eterogenee, è l'imperativa esigenza di Felice di essere utile a chiunque avesse bisogno di lui. E utile lo è stato davvero, grazie alla sua profonda capacità e alla sua umile generosità.

Rimane, per noi tutti che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, un grande vuoto, che viene colmato soltanto da tanti bei ricordi. Ricordi, però, ancora in grado di suscitare entusiasmo e vitalità, esattamente come lo fecero ogni volta le sue parole e le sue sempre ferventi idee.

Peter Landser

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L'ultimo messaggio

Caro Felix, l'altra sera scorrevo l'elenco delle tue e-mail e rileggendole pensavo all'evoluzione delle parole.

In questi mesi - hai scritto la prima volta il 25 aprile 2000 - eravamo entrati "in sintonia" - strano,

almeno all'apparenza, in quanto ritenevo impossibile affezionarmi a chi non mi aveva mai stretto la mano,

mai, m'ha fissato negli occhi , mai m'ha parlato, con la sua voce.

Le parole scritte: la tecnologia che ti permette comunicare per mezzo di un monitor e di un filo attaccato alla presa telefonica.

Un fatto arido, elettrico, metallico.

Le mie parole tardive, anche quelle trascorse, le avevo affidate a te, "fruitore di poesia", come spesso, dichiaravi.

E ti contestavo, perché, la poesia, la scrivevi, la amavi, anche quella "degl'altri" - fatto raro - e la diffondevi.

Affidandoti il mio mondo più intimo, ne sei rimasto parte.

Lentamente ti scioglievi. Quante volte t'avrò rotto gli zibidei con le mie insistenze, i miei racconti allucinati, le mie solitudini.

Paziente, oltraggiato da quel tarlo che ti rosicchiava, ostentavi apparente serenità.

C'era la tua lei, che taumaturga leniva tutto, o quasi.

Quante cose vorrei dirti.

Il silenzio forse, s'addice maggiormente ad ogni ulteriore parola.

Un'ultima cosa, una frase che captata da qualche parte, dopo averla "macinata", ho pienamente condiviso.

"Non è Dio che ci deve ascoltare, siamo noi che dobbiamo ascoltare Dio."

Ma tu, certo, hai già appreso mille e mille volte quanto a noi, non è dato capire.

Arrivederci Felix, arrivederci.

Riccardo Manghi

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Tristezza

Noi eravamo come il giorno e la notte, tu amavi il buio, io i colori della luce, divisi tra due mondi tra realtà e sogno.

Mi aggiro nella città ormai distrutta, solo macerie attorno a me, ma continuo a vagare nei ricordi che come lama sottile mi traffigono.

Non ci sono né voci, né suoni a lenire il mio dolore ma solo silenzi, che parlano e dicono più di mille parole.

Pensieri che si intrecciano tra di loro mi trascinano nelle viscere della terra, impetuoso il vento abbatte gli ultimi mattoni di quella casa in fondo al viale, non correrò mai più lungo quella discesa così ripida e scoscesa, mai più vedrò fiorire dalle tue labbra quel dolce sorriso.

La primavera irrompe nei giardini in fiore, ma io non la sento mi sto preparando ad un inverno gelido pieno di salite e discese e di una strada troppo lunga. Quei frammenti e i loro margini feriscono l'anima, quante parole sparse qua e là con un unico discorso la fine dei tuoi giorni, e di quando mi ringraziavi per averti salvato la vita. Ero il tuo "angelo"caduto da una nuvola e arrivato al tuo fianco per compiere la sua missione.

Di quando i tuoi silenzi parlavano, e tu mi dicevi: come fai a capire? perché so leggere negli occhi delle persone ti risposi, e incredulo mi guardasti dicendomi "ma non è che sei un angelo sul serio?".

Se fossi un angelo non sarei così disperata. Pensavo non ci saranno più affanni per le consegne all'ultimo minuto, niente più confronti, e idee geniali per un lavoro, non ci saranno discussioni per uno sfondo di una pagina web, o per una tabella sbagliata, tutto questo è andato via per sempre.

Ora intorno a me c'è il buio,ogni frammento parla di te, della tua solitudine, dei tuoi tormenti.

Passeggio in questa città desolata, di un magma incadescente che brucia l'anima, per le cose non dette e per questa fine così assurda, mille perché senza trovare risposte . E' tempo di riprendere il filo interotto, nel mio cuore porterò i tuoi insegnamenti e l'amore verso l'informatica, e, mai dimenticherè quei tristi giorni in cui ho visto morire il tramonto nei tuoi occhi dove non seguirà più alba.

Titty


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