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Pubblicata il: settembre 27, 2013 | Da: Enrico Taddei
Categoria: Poesia dialettale centro Italia | Totali visite: 4499 | Valorazione

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Enrico Taddei

Ria’ersi, anti’hi gesti,
pe’ la forma anti’a
sceglieresti i’-rritorno,
fin’ a codesto niente
scorda sì distacca’o,
assorvere i’-vvento:
‘un resiste, distrugge
pian piano, contro
viottole inna’e vorta...
La ‘oglia avéza,
pe’ la testa ricuci’a,
pe’ le ‘ose perdu’e
ormai cesserebbe.

Busca un’urtimo ritorno
durasti già ‘omo, vole’a
dianzi tornà’ in tempo;
‘un si pòle rimanè’ più,
icché-fferma l’incisione,
e fruisce i’ proprio male:
gl’è troppo tardi ormai?
scroscià’ di precisione,
pe’ ridere a i’-vvedessi.
La rabbia smorza’a,
pe’ la sabbia cadu’a,
gl’ha allontana’o di te
la bella proiezione.

Da Pra’a ‘un ripartiresti,
foglie d’a’acia su l’asfarto
no’ella ora, la fine manchi,
nostargia raccesa di notte,
all’urtimo giorno dell’anno,
‘un si muterà più la pelle
ma zolla, imparà’ a memoria
da’ l’aìre alla ‘un ri’ordanza,
pe’ la paura e pe’ i’-tterrore
si trasforma, di s’ono
i’ ri’ordo dura, ippiù
di’ ridi’olo abbaglio
da lontano un fottio.

Pe’ via di-cchè: atavico,
‘un c’è verso pe’ dialetto,
bell’e pronto séguita ire,
di’ principiare abbozzi,
ni-mmèzzo e ni-vvìso
sveglere, ‘un turassi su
ma le’assi, sgraffigna’o
gl’è sul serio ignudarsi
d’arcaici arrangiamenti.
Pe’ filo e pe’ segno,
pe’ la strada sterra’a,
rùzzola’ in tragedia:
si tira innanzi d’altro.


(traduzione)

Riaversi, antichi gesti,
nella forma antica
sceglieresti il ritorno,
fin a questo niente
scorda così distaccato,
assolvere il vento:
non resiste, distrugge
pian piano, contro
posizioni innate volta...
La voglia abituata,
nella testa ricucita,
per le cose perdute
ormai cesserebbe.

Prendi un ultimo ritorno
duravi già uomo, voleva
appena tornare in tempo;
potere non più rimanere,
che ferma l’incisione,
e fluisce il proprio male:
è troppo tardi ormai?
scorrere di precisione,
ride al riconoscimento.
La rabbia smorzata,
nella sabbia caduta,
ha allontanato di te
la bella proiezione.

Da Praga non ripartiresti,
foglie d’acacia sull’asfalto
fiaba ormai, la fine manchi,
solitudini riaccese di notte,
all’ultimo giorno dell’anno,
cambierà non più la pelle
ma vita, imparare a memoria
espia l’estrema dimenticanza,
per la paura e per il terrore
si trasforma, del suono
il ricordo dura, tutto
del ridicolo abbaglio
era più lontano.

A causa di questo: atavico,
non c’è verso per dialetto,
di già pronto continua ad andare,
di cominciare abbozzi,
nel mezzo e nel viso
tirare fuori, non tarparsi
ma alzarsi, sgraffignato
è davvero un ignudarsi
d’arcaici arrangiamenti.
Per filo e per segno,
per la strada sterrata,
rotolare in tragedia:
si va avanti con altro.


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