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Pubblicata il: luglio 21, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesia dialettale centro Italia | Totali visite: 16931 | Valorazione:

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
ER GIORNO DER GIUDIZZIO

Quattro angioloni co le tromme in bocca
Se metteranno uno pe cantone
A ssonà: poi co ttanto de vocione
Cominceranno a dì: "Fora a chi ttocca".

Allora vierà su una filastrocca
De schertri da la terra a ppecorone,
Pe ripijà ffigura de perzone
Come purcini attorno de la biocca.

E sta biocca sarà Dio benedetto,
Che ne farà du' parte, bianca, e nera:
Una pe annà in cantina, una sur tetto.

All'urtimo uscirà 'na sonajera
D'angioli, e, come si ss'annassi a letto,
Smorzeranno li lumi, e bona sera.

Roma, 25 novembre 1831

TRADUZIONE

IL GIORNO DEL GIUDIZIO[1]
Quattro grandi angeli con le trombe in bocca
Si disporranno uno per angolo
A suonare: poi con tanto di vocione
Cominceranno col dire: "Sotto a chi tocca".

Allora verrà su una moltitudine
Di scheletri dalla terra, a carponi,
Per riprendere sembianze umane
Come pulcini attorno alla chioccia.

E questa chioccia sarà Dio benedetto,
Il quale ne farà due parti, bianca, e nera:
Una per andare in cantina, una sul tetto.[2]

In ultimo uscirà una schiera
D'angeli, e come se si andasse a letto,
Smorzeranno le luci, e buona sera.

Roma, 25 novembre 1831
[1] · Uno dei più famosi sonetti belliani, nel quale la forza della scena è stata spesso paragonata a quella di un quadro barocco.
Questo è anche uno dei pochi sonetti dal finale non umoristico.
[2] · Cioè all'inferno e in paradiso


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