La Poesia

La casa della poesia
non avrà mai porte





Il più grande sito italiano di poesie e racconti

Entra o Registrati Che metta del giusto animo il pellegrino che bussa alla casa della poesia.


La Poesia | Antologia completa | Testi più votati | Ricerca avanzata | Rss Feeds | Invio materiale

    Poesie e racconti
» Poesia antica greca e latina
» Poesia dialettale italiana
» Poesia italiana
» Poesie inedite
» Poesie straniere tradotte
» Racconti inediti e/o celebri

  Filtra le poesie e racconti
» Più lette
» Più votate dagli utenti

  Felice Pagnani
» Disegni
» Sito Poesia
» In ricordo

   Iscrivermi alla newsletter
Iscrivendoti alla newsletter riceverai la info dei nuovi materiali pubblicati.
» Nome » E-mail

Titolo/Autore Testi    ricerca avanzata
Pubblicata il: settembre 05, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesia italiana | Totali visite: 2258 | Valorazione

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Dante Alighieri

IO SENTO

Io sento si d'Amor la gran possanza,
ch'io non posso durare
lungamente a soffrire, ond'io mi doglio;
però che 'l suo valor si pur avanza,
e 'l mio sento mancare
si ch'io son meno ognora ch'io non soglio.
Non dico ch'Amor faccia più ch'io voglio,
ché, se facesse quanto il voler chiede,
quella vertù che natura mi diede
nol sosterria, però ch'ella è finita:
ma questo è quello ond'io prendo cordoglio,
che a la doglia il poter non terrà fede;
e se di bon voler nasce merzede,
io l'addimando per aver più vita
da li occhi che nel lor bello splendore
portan conforto ovunque io sento amore.
Entrano i raggi di questi occhi belli
ne' miei innamorati,
e portan dolce ovunque io sento amaro;
e sanno lo cammin, si come quelli
che già vi son passati,
e sanno il loco dove Amor lasciaro,
quando per li occhi miei dentro il menaro:
per che merzé, volgendosi, a me fanno,
e di colei cui son procaccian danno
celandosi da me, poi tanto l'amo
che sol per lei servir mi tegno caro.
E' miei pensier', che pur d'amor si fanno,
come a lor segno, al suo servigio vanno:
per che l'adoperar si forte bramo,
che s'io ' credesse far fuggendo lei,
lieve saria; ma so ch'io ne morrei.
Ben è verace amor quel che m'ha preso,
e ben mi stringe forte,
quand'io farei quel ch'io dico per lui;
ché nullo amore è di cotanto peso,
quanto è quel che la morte
face piacer, per ben servire altrui.
E io 'n cotal voler fermato fui
si tosto come il gran disio ch'io sento
fu nato per vertù del piacimento
che nel bel viso d'ogni bel s'accoglie.
Io son servente, e quando penso a cui,
qual ch'ella sia, di tutto son contento,
ché l'uom può ben servir contra talento;
e se merzé giovanezza mi toglie,
io spero tempo che più ragion prenda,
pur che la vita tanto si difenda.
Quand'io penso un gentil disio, ch'è nato
del gran disio ch'io porto,
ch'a ben far tira tutto il mio podere,
parmi esser di merzede oltrapagato;
e anche più ch'a torto
mi par di servidor nome tenere:
così dinanzi a li occhi del piacere
si fa ' servir merzé d'altrui bontate.
Ma poi ch'io mi ristringo a veritate,
convien che tal disio servigio conti:
però che, s'io procaccio di valere,
non penso tanto a mia proprietate
quanto a colei che m'ha in sua podestate,
ché 'l fo perché sua cosa in pregio monti;
e io son tutto suo; così mi tegno,
ch'Amor di tanto onor m'ha fatto degno.
Altri ch'Amor non mi potea far tale,
ch'eo fosse degnamente
cosa di quella che non s'innamora,
ma stassi come donna a cui non cale
de l'amorosa mente
che sanza lei non può passar un'ora.
Io non la vidi tante volte ancora
ch'io non trovasse in lei nova bellezza;
onde Amor cresce in me la sua grandezza
tanto quanto il piacer novo s'aggiugne.
Ond'elli avven che tanto fo dimora
in uno stato e tanto Amor m'avvezza
con un martiro e con una dolcezza,
quanto è quel tempo che spesso mi pugne,
che dura da ch'io perdo la sua vista
in fino al tempo ch'ella si racquista.
Canzon mia bella, se tu mi somigli,
tu non sarai sdegnosa
tanto quanto a la tua bontà s'avvene:
però ti prego che tu t'assottigli,
dolce mia amorosa,
in prender modo e via che ti stea bene.
Se cavalier t'invita o ti ritene,
imprima che nel suo piacer ti metta,
espia, se far lo puoi, de la sua setta,
se vuoi saver qual è la sua persona:
ché 'l buon col buon sempre camera tene.
Ma elli avven che spesso altri si getta
in compagnia che non è che disdetta
di mala fama ch'altri di lui suona:
con rei non star né a cerchio né ad arte,
ché non fu mai saver tener lor parte.
Canzone, a' tre men rei di nostra terra
te n'anderai prima che vadi altrove:
li due saluta, e 'l terzo vo' che prove
di trarlo fuor di mala setta in pria.
Digli che 'l buon col buon non prende guerra,
prima che co' malvagi vincer prove;
digli ch'è folle chi non si rimove
per tema di vergogna da follia:
che que' la teme c'ha del mal paura
perché, fuggendo l'un, l'altro assicura.


 Commenti degli utenti

Non ci sono commenti...



Protected by Copyscape DMCA Takedown Notice Violation Search
1 2 3 4 5
Come ti è sembrato?     Scarso
Eccellente    


Ti proponiamo i Poesia italiana più letti

» Roberto Benigni SE MUORE LEI…
» Sant’ Agostino SE AMI PER LA PRIMA VOLTA
» San Francesco d' Assisi DOLCE SENTIRE
» ISABELLA BASIGLIO - IO SONO IL LUPO
» Antonio De Curtis Toto’ PREGHIERA DEL CLOWN
Gli ultimi Poesia italiana pubblicati

» E ora che più non ci sei
» DIVERSO
» First Time
» Luciano D'Agostino - LA VALIGIA
» Luciano D'Agostino - Il FIORE E LA NOTTE
» Le luci della notte


    Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito
Canto il corpo elettrico, le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio, non mi lasceranno sinchè non andrò con loro, non risponderò

    Statistiche generali
» Pubblicazioni
6785
» Autori registrati
8630
» Totali visite
19334303
» Categorie
35

Eliminare i file cookie | Torna su   

2000, 2020 © La-Poesia.it | Fondato da Felice Pagnani e adesso curato da Manuel Pagnani.