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Pubblicata il: giugno 19, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesia italiana | Totali visite: 2071 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Sette pianeti siam, che l'alte sede
lasciam per far del cielo in terra fede.
Da noi son tutti i beni e tutti i mali,
quel che v'affligge miseri, e vi giova;
ciò ch'agli uomini avviene, agli animali
e piante e pietre, convien da noi muova:
sforziam chi tenta contro a noi far pruova;
conduciam dolcemente chi ci crede.
Maninconici, miseri e sottili;
ricchi, onorati, buon' prelati e gravi;
sùbiti, impazïenti, fèr', virili;
pomposi re, musici illustri, e savi;
astuti parlator', bugiardi e pravi;
ogni vil opra alfin da noi procede.
Venere grazïosa, chiara e bella
muove nel core amore e gentilezza:
chi tocca il foco della dolce stella,
convien sempre arda dell'altrui bellezza:
fère, uccelli e pesci hanno dolcezza:
per questa il mondo rinnovar si vede.
Orsù! seguiam questa stella benigna,
o donne vaghe, o giovinetti adorni:
tutti vi chiama la bella Ciprigna
a spender lietamente i vostri giorni,
senz'aspettar che 'l dolce tempo torni,
ché, come fugge un tratto, mai non riede.
Il dolce tempo ancor tutti c'invita
lasciare i pensier' tristi e' van' dolori:
mentre che dura questa brieve vita,
ciascun s'allegri, ciascun s'innamori.
Contentisi chi può: ricchezze e onori
per chi non si contenta, invan si chiede. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Ormai canute son le mie
tempie, e bianco è il capo:
la giovinezza amabile
non c'è più, e vecchi sono i denti:
della vita dolce non molto
è il tempo che resta.
Per questo, io piango |
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