|
|
Pubblicata il: giugno 19, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesia italiana | Totali visite: 2880 | Valorazione
|
|
|
|
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
|
|
|
Le FANCIULLE incominciano:
Donne, siam, come vedete,
giovanette vaghe e liete.
Noi ci andiam dando diletto,
come s'usa il carnasciale:
l'altrui bene hanno in dispetto
gl'invidiosi e le cicale;
poi si sfogon col dir male
le cicale che vedete.
Noi siam pure sventurate!
le cicale in preda ci hanno,
che non canton sol la state,
anzi duron tutto l'anno;
a color che peggio fanno,
sempre dir peggio udirete.
Le CICALE rispondono:
Quel ch'è la Natura nostra,
donne belle, facciam noi;
ma spesso è la colpa vostra,
quando lo ridite voi;
vuolsi far le cose, e poi ...
saperle tener secrete.
Chi fa presto, può fuggire
il pericol del parlare.
Che vi giova un far morire,
sol per farlo assai stentare?
Se v'offende il cicalare,
fate, mentre che potete.
Le FANCIULLE rispondono:
Or che val nostra bellezza,
se si perde per parole?
Viva amore e gentilezza!
Muoia invidia e a chi ben duole!
Dica pur chi mal dir vuole,
noi faremo e voi direte. |
|
Commenti degli utenti |
|
|
|
Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Perché è il dovere di sentirsi vivi.
Perché è il desiderio che pone l’attenzione.
Perché è lo sguardo che giace.
I
Viscida ossatura la conduzione;
le giovani maestranze imbelli
alla tregua riflettono sullo sfotto.
Chiedo il permesso di andare
vicino al mio postulato.
E compassione, |
|
Statistiche generali |
» Pubblicazioni |
6785
|
» Autori registrati |
8634
|
» Totali visite |
19337710
|
» Categorie |
35
|
|