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Pubblicata il: agosto 07, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesia spagnola | Totali visite: 16280 | Valorazione:

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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Federico García Lorca
Spagna Fuente Vaqueros 5 giugno 1898 Víznar, 19 agosto 1936


BALLATA DELLA LUNA, LUNA
A Conchita García Lorca

Giunse la luna alla fucina
con la sua faldiglia di nardi.
Il bimbo la guarda guarda.
E bimbo la sta guardando.
Nell'aria commossa
muove la luna le sue braccia
e mostra, lasciva e pura,
le sue poppe di duro stagno.
Fuggi, luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero del tuo cuore
collane ed anelli bianchi.
Bimbo, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani
ti troveranno sull'incudine
con gli occhiettini chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna,
sento i loro cavalli.
Bimbo, lasciami, non pestare
il mio candore inamidato.
L'uomo a cavallo s'avvicinava
suonando il tamburo della pianura.
Dentro la fucina il bimbo
ha gli occhi chiusi.
Per l'uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
Erette le teste
e gli occhi socchiusi.
Come canta l'assiolo,
ahi, come canta sull'albero!
Scorre nel cielo la luna
con un bimbo per mano.
Piangono dentro la fucina,
con alte grida, i gitani.
L'aria la vela vela,
l'aria la sta velando.


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Passero, passero dell'amor mio: ti tiene in seno, gioca con te, porge le dita al tuo assalto, provoca le tue beccate rabbiose. Come si diverta l'anima mia in questo gioco, trovando conforto al suo dolore, non so; ma come lei, quando si placa l'affanno d'amore, anch'io vorrei giocare con te e strapparmi dal cuore la malinconia.

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