|
|
Pubblicata il: giugno 19, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 800 | Totali visite: 4676 | Valorazione
|
|
|
|
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
|
|
|
I
Da questo greppo solitario io miro
passare un nero stormo, un aureo sciame;
mentre sul capo al soffio di un sospiro
ronzano i fili tremuli di rame.
È sul mio capo un'eco di pensiero
lunga, né so se gioia o se martoro;
e passa l'ombra dello stormo nero,
e passa l'ombra dello sciame d'oro.
II
Sono città che parlano tra loro,
città nell'aria cerula lontane;
tumultuanti d'un vocìo sonoro,
di rote ferree e querule campane.
Là, genti vanno irrequïete e stanche,
cui falla il tempo, cui l'amore avanza
per lungi, e l'odio. Qui, quell'eco ed anche
quel polverio di ditteri, che danza.
III
Parlano dall'azzurra lontananza
nei giorni afosi, nelle vitree sere;
e sono mute grida di speranza
e di dolore, e gemiti e preghiere. . .
Qui quel ronzìo. Le cavallette sole
stridono in mezzo alla gramigna gialla;
i moscerini danzano nel sole;
trema uno stelo sotto una farfalla. |
|
Commenti degli utenti |
|
|
|
Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Aveva un corpo acerbo, nervoso: vivo. I fianchi vibravano ad ogni passo, la sua scia, luminosa e pungente, mi intorpidiva.
Sulla collina era un castello, un maniero trasformato in villa patrizia. Della rudezza medievale erano rimaste le alte mura, il fossato, le torri possenti. |
|
Statistiche generali |
» Pubblicazioni |
6785
|
» Autori registrati |
8642
|
» Totali visite |
19346701
|
» Categorie |
35
|
|