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Pubblicata il: giugno 22, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 900 | Totali visite: 1887 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Ahimè, la vigna è piena di languore
come una bella donna sul suo letto
di porpora, che attenda l'amadore.
Ahimè, di bacche il frútice s'affoca,
la viorna s'incénera, più lieve
che la prima lanugine dell'oca.
Ahimè, già qualche canna ha la pannocchia,
nella belletta il cípero si schiude,
fa sue querele antiche la ranocchia.
Ahimè, fiore travidi gridellino
che di gruogo salvatico mi parve,
e tinto di gialliccio il migliarino.
In uno m'abbattei lungo il canale
ove tra lente imagini di nubi
s'infràcida la dolce carne erbale.
Villoso ergli era. Intento io lo guatai;
e la morte di quella che mi piacque
seppi negli occhi suoi distrambi e vai.
(Data di composizione sconosciuta) |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
La corte del Leone
El Leone, ch'è Re de la Foresta,
disse un giorno a la moje: - Come mai,
tu che sei tanto onesta,
hai fatto entrà 'na Vacca ne la Corte? |
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