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Pubblicata il: giugno 22, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesie del 900 | Totali visite: 2641 | Valorazione

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Spezzate i flauti. Il lino che connette
le canne è quel medesmo degli astuti
lacci, e la cera troppo sa di miele.

Il suono puerile è breve oblio
pel cor prestante che non ama il gioco
facile nè cattare il sonno lieve.

Nè tu sei cittadino d'Agrigento
nomato Mida, vincitore in Delfo.
Nè t'insegnò la Cèsia il grande carme.

Pallade Atena dai fermi occhi chiari
prima inventò tal melodia, nel giorno
in cui Medusa tronca fu dall'arpe.

Udì le grida e i pianti ch'Euriàle
mettea tra il sibilare dei serpenti
verso la strage; udì l'orrendo ploro.

I gemiti di Steno come dardi
fendeano l'etra, e tutti gli angui eretti
minacciavan l'eroe nato dall'oro.

Così la Melodía di Mille Teste
nacque in giorno sanguigno; e la raccolse
Pallade Atena e modulò per l'uomo.

Le canne dei canneti d'Orcomèno
ella guarnì con làmine di brinzo
e sì ne fece più possente il tuono.

Spezzate i flauti esigui, auleti imberbi,
poi che non han potenza al grande carme.
Cercatemi nel mare i nicchi intorti.

V'insegnerò davanti alle tempeste
dedurre dalle búccine profonde
la melodia delle mie mille sorti.

(Data di composizione ignota)


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