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Pubblicata il: novembre 14, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie del 900 | Totali visite: 4433 | Valorazione:     
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Giorgio Gaber
UNA NUOVA COSCIENZA
“Io come uomo
io vedo il mondo
come un deserto di antiche rovine.
Io vedo un uomo
che tocca il fondo
ma forse al peggio
non c’è mai una fine.
Nel frattempo la vita
non si arrende
e la gente si dà un gran da fare
tanti impegni tante storie
con l’inutile idea di colmare
la mancanza di una nuova coscienza
di una vera coscienza.
È come se dovessimo riempire
un vuoto profondo.
E allora ci mettiamo dentro:
rimasugli di cattolicesimo,
pezzetti di sociale,
brandelli di antichi ideali,
un po’ di antirazzismo,
e qualche alberello qua e là.
La decadenza
che viviamo
è un malessere
che ci prende pian piano.
È una specie di assenza
che prevede una sosta obbligata
è la vita che medita
ma si è come assopita.
Siamo vivi malgrado la nostra apparenza
come uomini al minimo storico di coscienza.
È come se la vecchia morale
non ci bastasse più.
In compensose ne sta diffondendo una nuova
che consiste nel prendere in considerazione
più che altro i doveri degli altri… verso di noi.
Sembrerà strano
ma sta diventando fortemente morale
tutto ciò che ci conviene.
Praticamente un affare.
La decadenza che subiamo è uno scivolo
che va giù piano piano.
È una nuova esperienza
che ti toglie qualsiasi entusiasmo
e alla lunga modifica il tuo metabolismo.
Siam lì fermi malgrado la grave emergenza
come uomini al minimo storico di coscienza.
E pensare che basterebbe
pochissimo. Basterebbe spostare a stacco
la nostra angolazione visiva. Guardare
le cose come fosse la prima volta. Lasciare
fuori campo tutto il conformismo
di cui è permeata la nostra esistenza.
Dubitare delle risposte già pronte.
Dubitare dei nostri pensieri
fermi, sicuri, inamovibili.
Dubitare delle nostre convinzioni
presuntuose e saccenti.
Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone.
Smettere di sentirsi vittime delle madri,dei padri, dei figli.
Smascherare, smascherare tutto:
smascherare l’amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello.
Smascherare la nostra falsa coscienza individuale.
Subito. Qui e ora.
Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile.
Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali.
Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente.
Rendersi conto che anche l’uomo più mediocre può diventare geniale
se guarda il mondo con i suoi occhi. |
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Opera dedicata al mio adorato sposo, che dallo scorso anno non è più con me, ma mi guarda dal Cielo! |
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