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Pubblicata il: luglio 04, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 1222 | Valorazione

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Luca Conti

Il primo mondo

E stai danzando da morto
coi visi sporchi di fango nel buio.
Hai visto bestie da soma nel tunnel,
e dall'occhio al cuore
l'acre aroma della canna da zucchero
ti è salito al cervello
(e nessuno ha descritto chi è intento
a produrre).
Nel grande canale del Rajasthan
quarantamila operai
hanno lavorato trent'anni.
Nessuno di noi ha voluto vedere,
altri non hanno potuto:
nessuno di noi è tornato.
La miniera d'oro di Serra Pelada in Brasile
con i suoi cinquantamila dannati
ha spremuto il ringhio della terra
che non poteva ballare.
Scorgi a Trinità dei Monti
imberbi dispersi
intenti a sperare
e gli eschimesi abituati a sparire
nel Peterak, il vento groenlandese
di bufera, i guerriglieri a sparare,
mani di pietra dell'indio a spirare.
Hai visto bestie da soma nel mondo,
e dall'occhio al cuore,
l'acre aroma della canna da zucchero
ti ha dato alla testa.
***

Gogna dell'urbe inurbana
Sul monociclo della mia attenzione
scorro per una città svuotata,
dove l'inferno si tramuta in ghetto
ma i grattacieli sono il paradiso.

In via Heinrich Hertz ancòra i palazzi
rossi ti cadono in testa.
Eppure sono dighe
allo straripare della fortezza
bruta per condivisa nefandezza.
Dopo il viadotto le strade si pérdono:
attraverso una sabbia mobile,
come un guerrigliero di sedici anni
nella selva nebbiosa.
La mia casa è sparita.
ora è solo uno spiazzo
di ceneri vellutate e rottami.
E abbiamo i grotteschi soprannomi
di chi ha trascorso troppo tempo
in clandestinità.
Accade di gridare,
come se le nere acque
della città industriale
riescano a intonare
e poi si spalanchino
in vitreo soprassalto
al Sole acuto Sole
che uscisse a generare,
il canto a compatire:
come se nella condizione
di chi è troppo lontano
ci sia spazio ancora per l'avanzata.
(1995-97)
***

Tropical song
Rullano i tamburi le virtú,
ma per nessuno.

Da qui a Tristan de Cunha
non è un salto,
ma ci si può andare,
da qui al satellite Luna
ho un progetto pronto,
che nasce dall'utilizzazione
delle risorse piú riposte,
delle rincorse piú rischiose.
Ora, qui
l'aspro gioco del vento
si fa cigolante senza direzione
sui pensieri d'autostrada,
frullato di pietra in città.
Suscito rievocazioni blande
nei caffè pieni di foto in bianconero
e di lettori arguti.
Su una metropolitana stridente,
scendendo alla fermata più remota
con l'ossido di abitudine addosso,
ghignamo nei dissapori del traffico.
Mentre il Brasile butta in mare
il suo raccolto di caffè, aquí
baja el peso, sube el queso
dame un beso, amor.
Altrove
alcuni paesi occidentali
fanno omaggio delle scorie nucleari
ad alcuni paesi tropicali,
poi decantano le doti del faggio
e la moralità:
che impongono ai paesi tropicali.
***

Aniene (seconda versione)
Tortuosi giri tra le palazzine.
Da un anno Tiziana s'è tolta il vizio,
adesso cammina e parla veloce;
lo sa soltanto il cielo dei jazzisti
che traluce verso i campi assolati,
prismi sacri dall'etere turchino:
non si è stancata di affrontare i giorni.
Hanno delegato le apparizioni
ai gabbiani radenti le terrazze
disadorne e impolverate di squame.
Nell'urbe cosmetica e avvelenata,
le fiere della strada ti rincorrono,
salire lentamente in ascensore
alla scala effe, interno ventuno:
in questo risiede il senso profondo
del trascorrere il tempo pilotato:
effetto previsto, morte per stress.

Le palme lese, le dita dall'ansia
catturatrici di un profilo; siamo
incatenati senza fondamenta
sul viadotto delle Valli squagliato
dal gas rovente inesploso e dal sole,
con ira innocente nell'atmosfera,
fuoco ondulante sul terreno nero.
I pomatini hanno lunghe e affusolate vetture,
pèrdono il tempo in vuote bietolate.
Un uomo si accinge al suo liquore,
il secondo, cerca una sigaretta.
Limpidissima terrizione di Calliope.
Non hanno scampo gli uomini dagli uomini!
i pomatini dai ladri di radio,
l'operaio illegale dalla iena,
il morente dal medico-faina,
la bigotta dalla suora-vampira.
Lo ha detto Il Menzognero riprendendo
Il Corriere di Pinocchio di ieri:
ci sono nuovi tipi di vacanza
e l'Italiano ne approfitterà,
perché, basta, è ora di finirla con i consumi
e hanno scoperto un nuovo rimedio per la calvizie
che tuttavia resta simbolo di virilità.
Nel mattino affumicato di smog
Mi sto a imballare di pappolate sul 58
per sdipanare la giornata planetaria,
piena di guerra, miseria e rifugiati.
Il fiume trascorre portando a spasso
i rifiuti dell'uomo, il consumato,
smegma urbano e lerciume di stracci,
siringhe e cadaveri naturali.
Disotto i sentieri acquidosi
il sussurratore di oscenità
guaisce con le pretese di chi
non ha mai disteso le braccia al sole:
ballare potrebbe, ma non ha fede.
Le rive conglomerano le storie.
Un canto di lode a chi non può arrendersi.


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