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Pubblicata il: luglio 17, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 1651 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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V
La mia perfetta solitudine si ciba
degli strati che al pascolo ed al gregge
al loro comporsi a vista e a schegge
hanno reso strapiombi e dirupi,
scuotendo confini e levando terre.
Al mio portone le rocce
rossastre vengono a bussare;
siedono declivi al mio casolare.
La lucertola s’arrampica e non le reco disturbo;
son forse sgarbato con chi si crede più furbo.
VI
Siete solo più forti
di questo stantio sentire.
E sulla figura del mio credo
non c’è dubbio che vi sia
acceso in pieno giorno un faro
che non gira, e non esce
riconoscibile in fascio luce alcuna.
Marco Cesare Rei |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Ce cominciorno a crede, sissignora;
Ma, ar solito, a sto porco de paese
Si vòrse trovà appoggio pe le spese
De la Scoperta, je tocco a annà fora |
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