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Pubblicata il: luglio 17, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 1828 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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VII
Il muover d’un passo la mia giubba
esala l’ultimo respiro, ed uno strascico
d’echi e dolori son le mie membra
appesantite. Rimuovo dal capezzale
l’antica indole del ventennale sacerdozio
per cui posata la fanciullezza ascosa
versai sul limbo la parola ariosa.
A destarmi, figlio, viene ora
consueta la vertigine del tempo
che scolora e si riveste quotidiano
d’un lento rinvenire grigiastro
senza contorno, o sfondo di presagio.
Vengo all’ora che mi vien data
e trasuda, importante, la mia testa tagliata.
E poi me ne andrò
fallace e riottoso ad inseguire chimere
inespugnabili silenzi, e il vuoto decoro.
Avrò di che ringraziare, ammogliato
del lauto pranzo e il curriculum facoltoso;
ma sul far della sera
conquista il davanzale lo sguardo accasato.
Marco Cesare Rei |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Poesia
Di straordinario ho il caos
in testa
sulla scrivania
nella stanza.
Di magico il suono delle mie parole
sui tasti del computer
e qualcosa che proviene dalla mia memoria ram.
Di inaccessibile questo senso di vuoto a rendere
questa patologia di sana sofferenza.
Di certo solo il sapore delle tue labbra. |
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