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Pubblicata il: settembre 24, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Poesie inedite | Totali visite: 1245 | Valorazione

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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Marco Pedonesi
LUDVIGI E LE TRE DOMANDE

Dopo che al povero Ludvigi era seccata anche la pianta di fagiolo, non gli era rimasto che biascicar qualche rapa filacciosa condita di tanto in tanto con dei sagrati. Ed era proprio una pena vedere lui e la moglie, due scheletri sgovorati che parevano bruscole per strizzare le olive, ammicciati sulla panchetta davanti al camino, mentre bugnavano che non avevano una palanca per riempirsi il gubbio, che l'orto voleva l'omo morto e che potevano schiantare come ghiande, tanto non se ne sarebbe accorto nessuno.
"E tutto perché mi sono infognato con una donna pattumara e ingorda che m'ha disamorato anche lo straccivendolo!" gridava talvolta il vecchio agganghito come un rospo, dandosi una manata sulla fronte aggrinzita.
"O che straccivendolo delle mi' lacche?" rugava allora quella sentendosi insolentita. "La colpa è de' missili: da vando enno iti lassù, han foro tutte l'amosfere, la tera è bell'e incrinata e 'un dà più neanco una pecchia".
Litigavano i due montanari, perché quando c'è la miseria nera e la fame ti rende la testa dura come un pilloro, diventa fatale incolparsi a vicenda.
Fu così che una sera il buon Dio, mosso a compassione nel sentire quei poveri cristi incarognirsi sulle proprie sventure, parlò loro attraverso la canna fumaria.
"O miccioni, smettetela di compistare! Fatemi piuttosto tre domande, che altrettanti desideri io posso soddisfare".
Quelli ci mancò nulla che crepassero dallo spavento, poi a poco a poco ripresero fiato e, fuori di sé dalla contentezza, cominciarono a mulinare un'idea dopo l'altra, che le loro capocce presero a girare come un ritrecine.
La donna avrebbe voluto chiedere un bel palazzone, con tanto di servi e mille sgargiate da potersi ringogiare di fronte a quei fetenti di valligiani. Ma Ludvigi, che era un sempliciotto e non voleva complicarsi troppo la vita, a un certo punto disse: "Cara mia, ricordati che sei nata fico e di certo 'un morirai castagno. In quanto a me, tanto per non sape' né leggere né scrivere, m'accontenterei anco d'una braciolina di maiale".
E non aveva nemmeno finito di parlare, che sul nudo tavolo eccoti questa scodellata e bella fumante.
Ora la moglie, a vedere che quel collo torto t'aveva sprecato così una domanda, guizzò sulla panca che sembrava un buffardello. "Ti venisse un accidente!" gridava "O che t'è venuto in mente di profergere, figlio d'un cane? Almeno sparisse la braciola e anco la tu' manaccia!"
Detto fatto, il piatto scomparve all'istante e la mano destra di Ludvigi cadde fredda stecchita sul pavimento. Vi potete immaginare la disperazione dell'uomo: cominciò a piangere e a bestemmiare, perché rivoleva la sua mano e non voleva sentire né cristi né madonne.
La donna cercò di convincerlo in ogni modo che in fondo poteva restare anche mancino, in compenso, con la domanda rimasta, sarebbero diventati ricchi sfondati.
"Co' corbelli!" sbraitava lui sempre più inviperito. E tanto disse, tanto fece, che l'ultima fu utilizzata affinché tutto tornasse come prima. Ma quando il montanaro ebbe di nuovo la mano attaccata al braccio, diede uno sgrugnone alla vecchia, che per poco non l'ammazzava. "Brutta sudicia che 'un se' altro," urlò, "con la sguscia che mi ritrovo, m'hai fatto anda' in pìcini anco la braciola!"


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