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Pubblicata il: luglio 13, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie latine | Totali visite: 6410 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Gaio Valerio Catullo
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Dimenticąti con fredda falsitą i compagni fedeli,
non hai pietą, Alfeno, nemmeno dell'amico pił caro?
Col tuo cinismo non esiti a tradirmi, a ingannarmi.
Eppure agli dei ripugna la viltą di chi tradisce:
ma a te che importa se mi lasci con la mia tristezza?
Che fare, che fare, ditemi, a chi si puņ credere?
Certo tu, tu traditore volevi che mi affidassi a te,
spingendomi ad amarti come se non avessi nulla da temere.
Ora mi eviti e lasci che il vento e le nebbie disperdano
nell'aria, come fossero niente, le parole, ciņ che facevi.
Ma se tu dimentichi, ricordano gli dei, ricorda la Fede,
che ti farą pentire di quello che mi hai fatto. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Un inutile, fuggiasco, e forse ultimo rimpianto giungeva, sotto forma di melodica ninna nanna, alla mie orecchie.
I miei occhi colavano di magia, ed uninsana paura si insinuava sulle mie labbra, le sopracciglia si inarcavano componendo un prototipo di ala, e forse ero felice.
Davanti a me, un paesaggio dinverno. Lultimo paesaggio invernale, dellanno |
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