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Pubblicata il: luglio 14, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie latine | Totali visite: 1764 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Gaio Valerio Catullo
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L'angoscia sfibrante di un dolore senza tregua
mi distoglie, Òrtalo, da ogni volontà di vivere
e nell'incertezza di questa sofferenza non penso più
di trovare nelle parole il conforto della poesia:
l'onda che nasce dal gorgo di Lete ora, ora
bagna il piede pallido ora di mio fratello:
strappato ai miei occhi, la terra di Troia
ora lo dissolve sotto il peso della sua collina.
Ti parlerò e non ti sentirò parlare,
mai, mai più ti rivedrò, fratello mio:
amato più della mia vita, sempre ti amerò,
sempre mi terrò in cuore il pianto per la tua morte,
come l'usignolo tra le ombre più folte dei rami
piange nel suo canto la sorte straziante di Iti.
Ma anche in così grande tristezza. Ò,
eccoti questi versi tradotti da Callimaco,
perché tu non creda che, disperse nel vento,
le tue parole mi siano sfuggite dalla mente,
come scivola dal grembo di una ragazzina
il pomo che in segreto le donò l'innamorato,
quando, scordatasi d'averlo fra le pieghe della veste,
sussulta trasognata all'arrivo della madre
e le sguscia via: cade in terra il pomo rotolando
e il suo viso afflitto avvampa di vergogna. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Al cristallo dell'ecanto nei cespi
-ed il biacco gli scivola vicino,
il tuo sospiro dura a fatica, |
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