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Pubblicata il: luglio 23, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie orientali | Totali visite: 2053 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Rabindranath Tagore
3
Al mattino gettai la mia rete nel mare.
Al mattino gettai la mia rete nel mare.
Trassi dall'oscuro abisso cose di strano
aspetto e di strana bellezza -
alcune brillavano come un sorriso,
alcune luccicavano come lacrime,
e alcune erano rosee
come le guance d'una sposa.
Quando, alla fine del giorno,
tornai a casa con il mio bottino,
il mio amore sedeva nel giardino
sfogliando oziosamente un fiore.
Esitante deposi ai, suoi piedi
tutto quello che avevo pescato.
Lei guardò distrattamente e disse:
« Che strani oggetti sono questi?
Non capisco a che possano servire ».
Chinai il capo, vergognoso, pensando:
« Non ho lottato per conquistarli,
non li ho comperati al mercato;
non sono doni degni di lei ».
E per tutta la notte li gettai
a uno a uno sulla strada.
Al mattino vennero dei viaggiatori;
li raccolsero e li portarono
in paesi lontani. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Giace lassù la mia infanzia.
Lassù in quella collina
ch’io riveggo di notte,
passando in ferrovia,
segnata di vive luci |
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