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Pubblicata il: luglio 02, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poesie tedesche | Totali visite: 2547 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Sotto le grigie fronde Egli salia
- grigio, dissolto, - su per l'uliveto,
premendo a tratti la cinerea fronte
entro le ardenti mani polverose.
«Dopo il tutto, anche ciò. Questa, la fine.
M'è forza andare, pur se spenti ho gli occhi.
E vuoi che affermi, Dio, la tua presenza
nel mentre io stesso più non ti ritrovo?
Più non ti trovo. Non ti trovo in me.
E non negli altri. Non in questa pietra.
Più non ti trovo, no. Solo, son io.
Solo, con tutta la miseria umana,
che a lenir nel tuo nome avevo impreso
(inaudita vergogna!)... E tu, non sei».
Dissero, poi, che un angelo discese...
Un angelo? Perché? La notte, scese.
E sfrascò di tra gli alberi, distratta,
agitando i discepoli nel sonno.
Notte non insueta. All'altre, eguale.
Alle notti infinite, in cui riposa
anche il cane randagio, anche la pietra.
Triste notte qualunque; all'altre, eguale:
prona, in attesa, al rifiorir del giorno.
Che non scendono, no, verso chi prega
supplice, in terra, angeli dal cielo;
non s'accresce la Notte attorno a lui.
Ogni naufrago è solo. E lo abbandona,
fra i marosi, anche il padre; e lo respinge
anche il grembo materno. |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
Provai, pe' ride, 'r mi' nòme a scombinà
e sùbbito mi viènse CARI LUCCI
CRICCA 'ULI un volevo doventà
di méglio seppi fa' co' RAUL CICCI
CIUCCIARL... o cche mi dici, no perdìe!
LA 'UCI 'R CCI pareva fiorentino
innutile sprecà le mi' fadìe
Po' dóppo a ripensàcci per benino |
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