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Pubblicata il: agosto 16, 2013 |
Da: Redazione
Categoria: Poeti francesi | Totali visite: 4722 | Valorazione
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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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Arthur Rimbaud
Le Illuminazioni - Poemi in prosa
INFANZIA
I
Questo idolo, occhi neri e crine giallo, senza parenti né corte, più nobile della favola, messicano e fiammingo; il suo dominio, azzurro e verzura insolenti, si stende su spiagge nominate, per onde senza vascelli, dai nomi ferocemente greci, slavi, celtici.
Sull'argine della foresta - i fiori di sogno tintinnano, scoppiano, lampeggiano - la fanciulla dalle labbra d'arancio, le ginocchia incrociate nel limpido diluvio che sgorga dai prati, nudità che ombreggiano, attraversano e abbigliano gli arcobaleni, la flora, il mare.
Dame che girano sulle terrazze vicine al mare, fanciulle e gigantesse, superbe negre nel muschio verdegrigio, gioielli ritti sul suolo grasso dei boschetti e di giardinetti sgelati - giovani madri e grandi suore dagli sguardi pieni di pellegrinaggi, sultane, principesse dall'incesso e dai costumi tirannici, piccole straniere e persone dolcemente infelici.
Che noia, l'ora del «caro corpo» e «caro cuore»!
II
E' lei, la piccola morta, dietro i rosai. - La giovine mamma trapassata discende la scalca. - Il cadesse del cugino stride sulla sabbia. - Il fratellino (è nelle Indie) là, davanti al tramonto, sul prato di narcisi. I vecchi che sono stati sepolti, in piedi, nel bastione delle viole.
Lo sciame delle foglie d'oro circonda la casa dei generale. Sono nel Mezzogiorno. Si segue la strada rossa per giungere alla locanda vuota. Il castello è in vendita; le persiane sono staccate. - Il curato avrà portato via la chiave della chiesa. - Intorno al parco le casine dei custodi sono disabitate. Le palizzate son tanto alte che se ne vedono soltanto le cime scricchiolanti. D'altronde non c'è nulla da vedere là dentro.
I prati risalgono ai casali senza galli, senza incudini. La chiusa è sollevata. Oh, i calvari e i mulini del deserto, le isole e i pagliai!
III
Fiori magici ronzavano, i pendii li cullavano. Si aggiravano bestie di un'eleganza favolosa. Le nubi s'ammassavano sull'alto mare fatto di una eternità di calde lacrime.
IV
Nel bosco c'è un uccello, il suo canto vi ferma e vi fa arrossire.
C'è un orologio che non suona.
C'è un botro con un nido di bestie bianche.
Ce una cattedrale che scende e un lago che sale.
C'è una carrozzina abbandonata nel bosco, o che scende per il sentiero correndo. adorna di nastri.
C'è una comitiva di Piccoli commedianti in costume, scorti sulla strada attraverso il margine del bosco. -
C'è infine, quando si ha fame e sete, qualcuno che vi scaccia.
V
lo sono il santo, in preghiera sulla terrazza, mentre le bestie pascolano fino al mare di Palestina.
Sono il dotto dalla poltrona cupa. I rami e la pioggia si avventano alla finestra della biblioteca.
Sono il pedone della strada maestra attraverso i boschi nani; il rumore delle chiuse copre quello dei miei passi. Vedo lungamente il malinconico bucato d'oro dei tramonto.
Sarei volentieri il fanciullo abbandonato sulla diga lanciata verso l'alto mare, il piccolo servo che segue il viale la cui fronte tocca il cielo.
I sentieri sono aspri. I poggi si coprono di ginestre. L'aria è immobile. Come son lontani gli uccelli e le fontil Non può essere che la fine del mondo, andando avanti.
VI
Mi si appgioni finalmente questa tomba, imbiancata a calce e con le righe dei cemento in rilievo, lontanissimo sotto la terra.
Appoggio i gomiti sul tavolo; la lampada illumina vivissimamente questi giornali che sono tanto idiota da rileggere, questi libri privi d'interesse.
A una distanza enorme al disopra della mia sala sotterranea sorgono le case, si accumulano le brume. Il fango è rosso o nero. Città mostruosa, notte senza fine!
Meno in alto, vi sono fogne. Ai lati, null'altro che lo spessore del globo. Forse gli abissi d'azzuro, pozzi di fuoco? Forse è su questi piani che s'incontrano lune e comete, mari e favole.
Nelle ore d'amarezza, m'immagino sfere di zaffiro, di metallo. Sono padrone del silenzio. Perché mai una parvenza di spiraglio s'illividirebbe all'angolo della volta ? |
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Commenti degli utenti |
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Una pubblicazione proposta fra le tante presenti nel sito |
UN ARRIVO IN RITARDO
Perché arrivo soltanto all'ora decima
alla pietra che segna il primo miglio,
m'accusan di pigrizia e di lentezza.
Cotesta non è colpa della via |
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