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Pubblicata il: marzo 27, 2014 | Da: Redazione
Categoria: Poeti francesi | Totali visite: 16859 | Valorazione

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Jacques Prevert 04/02/1900 Neuilly-sur-Seine Francia – 11/04/1977 Omonville-la-Petite Francia

MAI PIU’

In piena notte all'alba
mai più per sempre
io ti amerò
Ecco cosa egli le cantava

Il cuore di lei lo trattava freddamente
Vorrei che tu non amassi che me

Egli le diceva che era pazzo di lei
e che ella era troppo ragionevole di lui

Mai più per sempre
in pieno giorno e di prima notte

Ma certo
se ti dico che ti amo
ti amo da morire
ed anche un po' da viverne
E non voglio dire che non amo che te
che non amo partire
partire per ritornare
che non amo ridere
e che ai tuoi teneri lamenti
io non preferisco il tuo sorriso
Non amare che me
ella dice
o allora questo non conta

Cerca di capire

Non m'importa niente di capire

Hai ragione non si tratta di capire
si tratta di sapere

Non voglio sapere nulla

Hai ragione
non si tratta di sapere
si tratta di vivere di essere di esistere

Tutto ciò non esiste

voglio che tu mi ami
e che non ami che me
ma voglio che le altre ti amino
e che tu ti rifiuti a loro
a causa mia

Terribilmente avida

È forse colpa mia ma son fatta così

Va bene egli dice e se ne va

Mai più all'alba
in piena notte per sempre

Non vale la pena ritornare

Lei ha gettato le valigie dalla finestra
e lui è per la strada
solo con le valigie

Ed eccomi ora tutto solo come un cane sotto la pioggia

poi constata che non piove
peccato
è meno riuscito
comunque non si può avere tutte le sere una tempesta di neve
e la scena non è sempre drammatica a piacimento
L'uomo lascia cadere le valigie
le camicie e il rasoio elettrico
le boccette
e con le mani in tasca
il bavero del soprabito rialzato
si addentra nella nebbia
Non c'è nebbia
ma l'uomo pensa
Abbandono le valigie mi addentro nella nebbia

Allora c'è la nebbia
e l'uomo è nella nebbia
e pensa al suo grande amore
e rivanga i violini del ricordo
ed accelera il passo perché fa freddo
e passa un ponte e ritorna sui suoi passi e passa un altro ponte
e non sa perché
Uomini e donne escono da un cinema dove dietro a un manifesto c'è un prelato
E la folla se ne va la luce si spegne il prete resta

Che diavolo potrà mai fottere di dietro a quel manifesto quel prete

Appena l'uomo lo guarda il prete scompare
ma di tanto in tanto la testa s'affaccia
come il piccolo cappuccino
della piccola casetta dei barometri molto semplici
una testa piatta e livida come una luna malata
come albume stantio su un piatto molto sporco

E poi dopo tutto
che me ne frega
Quel cinema
è forse il locale notturno
di quel prete

Ma il prete lancia un piccolo grido
come una donnetta che viene scannata
come un barboncino che muore
Nelle nebbie di Londra
in piena Parigi di notte
l'uomo fugge

Mai più per sempre
inseguito dal suo grande amore.


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