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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
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La crisi continua, lo dimostrano i licenziamenti già fatti, solo
IBM dal 1986 a ottobre 1992, ha licenziato oltre 100.000 addetti,
e quelli annunciati, qualche decina di migliaia dai big che vanno
ancora da IBM che dà lavoro ancora a oltre 300.000 persone, a
Compaq, da Olivetti a Digital e persino dall'HP che starebbe per
alleggerire il suo organico di 2.700 addetti.
Se non bastassero i licenziamenti per dare un'idea della crisi
che sta vivendo l'informatica, sarà sufficiente prendere in
considerazione la cosa dal punto di vista delle perdite, dove i
numeri sono da capogiro. solo Big Blue, alla fine del terzo
trimestri '92, ha accusato una perdita di 2,8 miliardi di
dollari, ma non è l'unica. Digital ha perso, Olivetti, Compaq e
tante altre ancora,, hanno da lamentare perdite consistenti.
Le azioni IBM, che negli anni d'oro erano arrivate a valere fino
a 175 dollari, Mercoledì 14 ottobre cercavano a Wall Street
compratori per 72 dollari.
quando ho avuto modo di occuparmi dello stesso argomento mesi fa,
fra i vari fattori analizzati, avevo parlato del continuo
progresso tecnologico e del fenomeno di "down-sizing"
come fattore concorrente alla crisi, in quanto, seppure il
"down-sizing" torni a vantaggio del cliente, il timore
che nasce spontaneo a chiunque è che, con molta probabilità, da
qualche altra parte sta preparandosi un altro prodotto migliore e
a minor prezzo, che sostituirà quello appena uscito, ma qui non
si arresta la serie dei dubbi e, con lo stesso meccanismo
perverso, si può continuare all'infinito, rimandando il proprio
acquisto "sine die".
Oggi, da come stanno muovendosi i produttori di CPU, sembra che
stia cessando l'affannosa ricerca al sempre più tecnologicamente
avanzato, ma staremo a vedere.
UN PARALLELISMO CON UN ALTRO SETTORE: L'AUTO
La stessa cosa non avviene in nessun altro campo.
Guardiamo le automobili.
Mai nessuno è stato fermato nella sua determinazione di
acquistare un'auto nuova dall'idea che stesse per uscire qualcosa
due volte meglio o con un prezzo due volte più basso.
C'è un minimo di progresso tra un modello di auto e il
successivo, ma c'è anche un conseguente aumento di prezzo che
bilancia le cose.
Sempre per restare in tema automobili, non ci sono salti
tecnologici sostanziali da decenni, ma solo piccoli
miglioramenti.
L'auto ha proseguito nel cammino del progresso non stravolgendo
mai quanto fatto precedentemente, ma tutto è andato evolvendosi
all'insegna del mantenimento e della consolidazione.
Le auto sono diventate sempre più facili da guidare; prima,
grazie al cambio sincronizzato che ha reso semplicissimo il
passaggio da una marcia all'altra e soprattutto da una marcia
superiore ad una inferiore: poi, grazie ai vari servocomandi: il
servosterzo che consente di manovrare con lo sforzo di un dito
della mano sul volante, il servofreno che consente di fermare
l'auto sfiorando il pedale con il piede, e grazie all'ABS,
abbiamo una frenata dolce ed uniforme, l'aria condizionata
allevia l'affaticamento dovuto alla calura, i vetri ad
azionamento elettrico non ci obbligano più a contorsionismi di
sorta e da colpo della strega, le chiusure centralizzate ci hanno
tolto la noia del rito del giro della macchina per la chiusura
degli sportelli, i poggia testa rilassano i muscoli del collo
alleviando la tensione e prevenendo il mal di testa. Per non
parlare delle carrozzerie a deformazione progressiva per la
salvaguardia della nostra vita e di tutti quegli altri
accorgimenti a favore della nostra incolumità. Non voglio con
questo dire che il settore dell'auto non sia in crisi anche lui,
lo è, seppure in minore misura e, comunque, non è crisi
planetaria, come nel nostro settore che coinvolge anche i
produttori dell'EO, negli USA la crisi del settore auto è
conseguenza dell'insediamento di fiorenti fabbriche giapponesi
sul territorio americano che producono mezzi che vengono accolti
dal mercato con maggiore entusiasmo di quelli prodotti dalla Ford
e da altre americane. comunque l'industria dell'auto è presente
nella storia della nostra civiltà da ben più tempo di quella
dei computer.
MANCA UN'INTERFACCIA VERAMENTE AMICHEVOLE
Ora torniamo al PC.
Dicevamo come il progresso tecnologico avanza in modo incalzante,
ogni prodotto nuovo polverizza tutti i record di performance del
prodotto precedente, profondendo uno sgradevole senso di
frustrazione a chi solo pochi mesi prima si sentiva possessore
dell'ultimo strillo della tecnologia, e infondendo a chi sta
accingendosi a comprare, il subdolo sospetto che a lui toccherà,
a breve, la stessa sorte. Tutto questo in una corsa suicida verso
il baratro.
Parallelamente nulla è stato fatto per rendere il PC familiare a
chiunque, al contrario, a parte gli addetti ai lavori, che
comunque hanno i loro bravi problemi da affrontare e risolvere
giornalmente, tutti gli altri annaspano nel vago e nell'incerto.
Si cimentano, all'inizio spinti dalla curiosità o dalla
necessità, ma spesso abbandonano o, se proseguono, lo fanno
subendo una perpetua sensazione di disagio che nasce dal senso di
inadeguatezza.
Le interfacce utenti non sono semplici, tutt'altro che intuitive,
i messaggi sono criptici e allarmanti, i crash si abbattono su
una sessione di lavoro come fulmini a ciel sereno e rimane vano
ogni tentativo di recupero del tempo perduto.
Usare un computer è difficile, chiedetelo a tutte quelle
persone, non pi giovanissime cui il datore di lavoro ha imposto
l'uso del computer e i loro sogni sono tormentati dall'incubo
della perdita dell'impiego, sono nate crisi di identità, dubbi
sulla propria intelligenza e sulla propria capacità di
apprendere.
GLI ALTRI COLPEVOLI
Mentre per la corsa tecnologica i colpevoli sono solo i
produttori, per questa conclamata difficoltà di approccio,
ulteriore causa di crisi, oltre ai costruttori, i colpevoli vanno
ricercati anche tra i produttori di software, a cominciare da chi
fa il sistema operativo e le ??? ai clienti stessi che non
vogliono rendersi conto che l'acquisto di un PC è solo una parte
della spesa per informatizzare il proprio lavoro, ma che bisogna
spendere altrettanto per l'istruzione del personale e ancora di
più per comprare i programmi, fare l'abbonamento agli
aggiornamenti, pagare per avere accesso alla hot line.
I colpevoli vanno ricercati anche tra le società che forniscono
corsi didattici non avendone una specifica capacità, impiegando
insegnanti malpagati, privi di una reale preparazione didattica,
che danno tutto per scontato, che insegnano in classi formate da
allievi le cui conoscenze sono profondamente diversificate.
Si fanno corsi su programmi che richiederebbero propedeuticità
senza preoccuparsi di verificare lo stato di preparazione
dell'allievo che si accinge al corso, forse per timore di
perderlo.
Un altro e ben maggiore colpevole è lo Stato che non ha ancora
capito che l'informatica è una materia di base che si deve
portare nella scuola già a partire dalle classi elementari, è
come imparare a leggere e scrivere, oggi a nessuno verrebbe in
mente una scuola dove non si insegni a leggere e a scrivere,
però tutti trovano normale che a nessuno venga in mente di
portare un computer alle elementari. Alle medie, qualche
consiglio di classe più evoluto l'ha proposto tra l'ilarità dei
presidi e professori, mentre in poche, elette scuole, è entrato
grazie all'iniziativa personale di qualche volenteroso professore
informatizzato a sue spese, il quale spesso fornisce ore gratuite
di insegnamento.
Chiunque uscendo dalla scuola dovrebbe saper usare un computer
come una penna biro. MULTIMEDIALITA': COME USCIRE DALLA CRISI
Facciamo un computer facile da usare, facciamo che i ragazzi che
escono da scuola lo sappiano utilizzare con la stessa
disinvoltura con cui usano la loro bicicletta, facciamo delle
belle enciclopedie multimediali dove non si dice che il leone
ruggisce, ma si sente il ruggito del leone, dove le animazioni
sostituiscono lunghe e complesse spiegazioni di meccanica, di
genetica, di biologia.
Pensiamo a come sarebbe semplice capire il processo di divisione
della cellula se nell'enciclopedia su CD ROM, in un sistema
multimediale, si potesse assistere a tutte le fasi mediante
animazioni commentate.
Questo risolverebbe i problemi della crisi della vendita dei
computer, alzerebbe drasticamente il livello culturale dei nostri
ragazzi che oggi si fanno imbottire il cervello da Berlusconi
& C., i quali avrebbero poi le capacità di risollevare le
sorti della nostra povera nazione che sta scivolando sempre più
in basso.
Non dimentichiamo un altro vantaggio caro agli ecologisti: la
trasformazione delle enciclopedie in dischi salverebbe molte
foreste dalla trasformazione in carta.
Se il computer entrasse veramente nelle case di tutti, come il
telefono e il frigorifero, la saturazione del mercato sarebbe
ancora talmente lontana dall'essere raggiunta che si potrebbero
prevedere anni di "vacche grasse" per tutti, con un
innegabile vantaggio per la civiltà.
CONCLUSIONE FANTASCIENTIFICA
Non voglio farmi prendere dall'entusiasmo per le
prospettive che offre questo panorama, ma non vedo
controindicazioni.
Pensate al televisore e a tutte le controindicazioni che ha, e a
tante altre cose che ci circondano, cose che richiedono il
sacrificio di qualcosa come la carta stampata. Usando il PC si
potrebbe avere notizie senza spreco di carta.
Il quotidiano qui da noi esce con un relativamente modesto numero
di pagine, negli Stati Uniti, se non sei uno sportivo praticante
e non ne lasci subito una buona metà nel cassonetto, non ce la
fai nemmeno a portartelo a casa, talmente è voluminoso. Di tutto
quello che c'è scritto ogni acquirente ne legge una minima
parte, poi butta tutto nella spazzatura.
Tonnellate e tonnellate di carta ogni giorno finiscono bruciate
nelle discariche, concorrendo all'inquinamento atmosferico.
La diffusione capillare del computer consentirebbe ai lettori di
abbonarsi ai giornali preferiti che verrebbero prodotti in modo
telematico.
Si potrebbero leggere solo gli articoli che interessano e pagare
solo quello che si consuma, senza nessuno spreco da parte di chi
produce e da parte di chi consuma. Mi domando contro gli
interessi di chi cozzino queste idee.
L'UOMO E L'INFORMATICA - dicembre 1992 -
Micro & Personal Computer
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