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Pubblicata il: giugno 14, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Racconti inediti e/o celebri | Totali visite: 4081 | Valorazione:

Occhio al medio ambiente | Invia per per e-mail

  
Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Oggi non c'è più divisione tra watsoniani e vitalisti. Le
opposte fazioni hanno ceduto una parte dei loro assunti e la
teoria che ne è scaturita definisce il comportamento
dell'ambiente che ha modulato il fattore ereditario. si potrebbe
dire, con altrettanta esattezza, che l'uomo è il risultato dei
suoi geni modulati dall'ambiente.

A conferma di questo Sigmund Freud, nella sua Teoria dei
Sogni
, sosteneva che la nevrosi si sviluppa laddove il
"terreno" lo consente. Per chiarire meglio il concetto,
questo significa che, presi due bambini genericamente diversi,
per esempio una coppia di gemelli omozigoti con un vissuto
ambientale uguale, un fatto traumatico che li coinvolge entrambi
potrebbe sviluppare due personalità diverse, una deviante,
malata, l'altra sana ed integrata.

Il bello del positivismo è che una volta data un'etichetta ad
una cosa, ad un fenomeno, la mente si placa per riaccendersi un
attimo dopo alla ricerca di qualcosa che, ancora non
classificato, necessiti di esserlo. Ma questa dovrebbe essere
acqua passata, superata da Pirandello, dal decadentismo, se non
fosse che le inquietudini sembrano non riguardare più nessuno,
se non i poeti e gli emarginati. Questa è l'apparenza, in
realtà fenomeni sociali preoccupanti, come il risorgente
razzismo, dimostrano che certe inquietudini ad ignorarle, possono
portare a situazioni incontrollabili.



UN LOOP DI VIOLENZA

La notizia di oggi è che un gruppo di antirazzisti ha fatto ad
un gruppo di razzisti quello che i razzisti avevano fatto ad un
gruppo di un'altra razza. Chiunque abbia letto di psicologia sa
che la risposta naturale, non nevrotica, ad una frustrazione è
un atto violento.

L'atto si può connotarlo diversamente, dipende da un fatto
ambientale, ideologico, ma la molla è la stessa.

Non sto giustificando le violenze dei naziskin, o di chiunque
altro, questi sono la "sana" logica conseguenza di
fattori scatenanti, la critica va svolta più a monte, il
fenomeno è solo la conseguenza e non la causa.

Non si può agire sull'effetto senza aggredirne la causa. Questo
lo sanno tutti, ciò nonostante i nostri governanti li trovi
sempre molto indaffarati a combattere gli effetti. Questa rubrica
riguarda l'uomo, l'informatica e la sua civiltà: i fenomeni che
esamina sono quelli, commessi alla comparsa del computer nella
vita quotidiana, coinvolgenti il lavoro, lo studio, lo svago; gli
ambienti come la famiglia la scuola; situazioni comunitarie come
la caserma, la palestra, l'università.

Così come l'auto ha cambiato il modo di vivere anche di chi non
avendo la patente non ha mai voluto possedere un'auto propria,
noi cerchiamo di capire non solo le connessioni più evidenti con
chi ha a che fare direttamente con il PC, ma anche ci si
interessa in quale modo i prodotti da lui resi possibili cambino
la realtà, per coloro che credono di non aver mai avuto a che
fare con un PC.



IL PC BAMBINO

Il personal computer è un prodotto che favorisce
l'emarginazione, ma non deve essere eliminato il computer, lui di
per sé non è che uno strumento e, anche qui, la causa di
emarginazione va ricercata più a monte.

Parafrasando John Broadus Watson, lo psicologo comportamentale il
quale sosteneva che avrebbe fatto di un bambino, qualsiasi fosse
stata la sua origine, un poeta, un genio, un delinquente, un
fallito, volendo con questo sostenere la teoria che l'ambiente
sia da solo determinante sul risultato comportamentale di un
individuo, noi potremmo sostenere: datemi un computer, quale che
sia la sua CPU e noi lo trasformeremo in un provetto contabile,
un progettista di antenne paraboliche da satellite, un creatore
di immagini pittoriche, uno stocastico evoluto, un dispensatore
di frustrazioni. Nulla di più vero e di più falso nello stesso
tempo.

Dal punto di vista filosofico il computer sembra il prodotto
ideale che pareva essere generato solo da una filosofia
positivistica e aristotelica.

Quando nella discussione si cerca di dimostrare qualcosa,
dall'indagine di opinione, a proiezioni di fenomeni quantizzabili
in termini statistici, se c'è l'avallo del computer, come per un ipse
dixit
, nessuno si azzarda a contestare i risultati, è
come se un ente superiore, non di tipo statale (che ha perso
credibilità agli occhi di tutti) ma mistico e quindi fideista,
avesse sancito una verità non opinabile, di fronte alla quale si
preferisca rinunciare al ragionamento, come se non si potesse
competere a livello logico, arrivando alla determinazione che la
cosa più saggia sia ritirarsi in buon ordine.



IL PC TOTEM

Allora ecco che il computer, come un totem dispensatore di
grazie, mentore e difensore di tabù, pianta radici profonde nel
nostro inconscio.

Con il progredire della conoscenza non abbiamo rinunciato ai
nostri totem, li abbiamo semplicemente sostituiti con nuovi, più
plausibili.

E' come se noi avessimo un bisogno primario di paure da
esorcizzare e che il meccanismo, nonostante la conoscenza sia
cresciuta, sia rimasto lo stesso.

Allora mi viene da pensare che per le esigenze primarie dell'uomo
non si sia fatto nulla, ma che si siano create una miriade di
esigenze più facili da soddisfare che quelle primarie. Il
meccanismo sarebbe: creo un oggetto, ne induco l'esigenza e la
soddisfo immettendo il prodotto sul mercato.

Ma per le esigenze vere cosa abbiamo fatto?

La risposta è: un sacco di polverone, e molta mistificazione
creando delle realtà virtuali nel tentativo di sostituirle a
quelle vere.

Il computer diventa strumento di emarginazione, perché viene
caricato di significati, perché è ostico ed impenetrabile, su
di lui vengono spostati i problemi, una sorta di schermo
di dantesca memoria.

Il marketing cerca di individuare le esigenze che il mercato
evidenzia per orientare la produzione, ma il marketing avanzato
compie un'operazione più sottile che consiste nel provocare le
esigenze facendo leva su bisogni inconsci, attraverso la
pubblicità "carica" la cosa che vuole vendere di quei
significati propri del bisogno inconscio, insinuando che
comprando questo si risolverà quello.

Due sono le possibili vie di uscita e tutte e due conducono allo
stesso risultato con una sola diversità: il tempo di arrivo.



I FINTI BISOGNI

In uno dei due casi l'inadeguatezza ci coglie se le nostre
possibilità non sono tali da consentirci di possedere la cosa.
Un adulta si consola facendosene una ragione con: non
possiamo avere tutto quello che serve per soddisfare quanto ci
viene giornalmente indotto come esigenza
. I giovani non
accettano volentieri questa scappatoia e non se la sentono di
rinunciare tanto facilmente. Il secondo caso contempla la
capacità economica di accedere alla cosa con una
momentanea soddisfazione e una successiva delusione quando
l'antica inquietudine tornerà a fare capolino e ci si renderà
conto di essere stati ingannati.

In ambedue i casi si verificherà una frustrazione, cui seguirà
un atto liberatorio più o meno violento.

Un aumento percentuale di atti violenti si verifica sempre
durante i periodi di recessione, come nel caso del periodo che
stiamo vivendo.

E questa è una fortuna, perché altrimenti l'individuo
somatizzerebbe e presto avremmo una popolazione affetta da
nevrosi cronica.



LA REALTÀ' RIDOTTA AD INDAGINE DEMOSCOPICA

Al computer vengono passati i dati di una indagine di mercato
ordinata da una ditta di contraccettivi. Il computer con un bel
grafico a colori evidenzia le fasce di età del campione,
mediante una "torta esplosa" comunica che il 50% fa
l'amore una volta a settimana, il 20% una volta al giorno, il 10%
una volta al mese; del rimanente campione, la cui attività
amatoria viene a diluirsi nel corso di mesi e mesi, ne rimane
l'1% che l'amore non l'ha mai fatto e non lo farà mai tutta la
vita.

Costui, ovviamente non interessa al produttore di condom e, per
una sorta di trasposizione non interessa a nessun altro.

Questo è solo un dato statistico che riduce un problema vero ad
uno finto. Nessuno si mette a pensare a quel poveraccio su cento,
allo squallore della sua vita solitaria, a quali improbabili e
fragili costruzioni psichiche dovrà ricorrere tutti i giorni per
sopravvivere a tanta "anormalità". Ma, quel piccolo
percento, potrebbe anche aggirarsi nella boscaglia che abbellisce
la campagna toscana, nei dintorni di Firenze, munito di pistola e
bisturi, a caccia di coppiette, avendo egli spostato,
spinto dalla solitudine e dall'emarginazione, la sua libido da un
alto sano e raccomandato ad uno torbido e dannoso. Ma forse il
dato non è vero e, magari, ci sarà solo una persona su mille o
una su centomila, ma questo non toglie nulla di drammatico al
problema, anche se fosse uno solo su un milione o uno solo al
mondo, che non lo faccia per libera scelta, ma perché, per
qualche motivo suo, non possa.

Cambia il committente e l'incarico questa volta riguarda una
ricerca su un prodotto che favorisce l'insorgere di una rara
malattia che uccide senza speranza il bambino che ne è affetto,
e se questo è solo uno su cinquanta milioni non fa effetto a
nessuno, ma chi glielo spiega alla madre e al padre che in fondo
la morte del figlio è un dato poco significativo in una
statistica che si preoccupa solo dei grandi numeri? Che
importanza ha questo bambino sull'intera popolazione italiana,
quando non riesce ad averne nemmeno i milioni di bambini che ogni
anno in sud America non arrivano a diventare ragazzi.



DEMOCRAZIA?

A scuola mi avevano insegnato un concetto di democrazia oggi
disatteso.

Secondo la mia maestra la democrazia era tale solo quando aveva
come prioritari i problemi delle minoranze.

L'uomo come individuo è in via estinzione e le esigenze sono
esigenze di gruppo e sono ascoltate solo se la categoria cui
appartiene è forte e numerosa, elettoralmente significativa, gli
altri, quelli isolati, non hanno voce ne' soddisfazione e quando
il sistema li avrà divorati non saranno altro che un dato
statisticamente irrilevante da non destare la minima
preoccupazione da parte di nessuno.

Oggi sono manifestazioni di intolleranza di minoranze naziskin,
di antinaziskin, di anti-anti-antitutti, fenomeni isolati da
stigmatizzare, ma non preoccupanti perché di pochi punti
percentuali sul resto della popolazione, ma anche prima della
"notte dei cristalli", che segnò l'inizio
dell'olocausto, erano solo un gruppo di scalmanati, definiti
statisticamente irrilevanti per avere un peso e anche allora si
era in un periodo di recessione.

Non serve esecrare questi atti, rammentare l'olocausto con
filmati inediti che riempiono di raccapriccio i probi e di
esultante soddisfazione i reprobi.

Sì, perché non crediate che un nazi davanti ad un filmato che
documenta l'olocausto reagisca come voi. No, lui si esalta e dice ecco
cosa servirebbe per quegli sporchi straccioni
.

Tutto questo significa, ancora una volta, il tentativo di agire
sugli effetti, perché si è ciechi di fronte alle cause. Non
servirà a fermare l'odio razzista dire che è sbagliato odiare
il prossimo seppure diverso da te. serviamoci delle statistiche
per metterci al "servizio" dei numeri piccoli; gli
altri, la maggioranza, per il semplice essere nella maggioranza,
hanno meno bisogno di aiuto.

L'UOMO E L'INFORMATICA - gennaio 1993 -
Micro & Personal Computer


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