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Pubblicata il: settembre 24, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Racconti inediti e/o celebri | Totali visite: 1153 | Valorazione

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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Marco Pedonesi
LA CASA SOTTO IL LAGO

"Voi dite bene" fece Olivano asciugandosi il sudore dalla fronte, "perché considerate solo la superficie, niente più che un fazzoletto, lo ammetto. Ma non tenete conto del cielo che pure le appartiene. Cosi, vedete, se io riuscissi a costruire una scala tanta alta da raggiungere le stelle, nessuno potrebbe accusarmi di aver messo piede sul suolo altrui. E poi c'è la profondità da non sottovalutare: potrei scavare, scavare fino ad arrivare dall'altra parte della terra e considerarmi sempre a casa mia, con ciò, ho da qui il mio accesso sia al paradiso che all'inferno. E la mia povera Maria, infine, non riposa forse sotto questa dura scorza che non mi stanco mai di lavorare? Quale prezzo, ditemi, dovrei dunque chiedervi?"
L'ingegnere pensò allora di avere a che fare con un vecchio visionario, di quelli che in alcun modo intendono ragioni. Per cui si rendeva necessario l'intervento del sindaco: glielo avrebbe spiegato lui che non si trattava di prezzo, poiché tutti i lotti erano stati espropriati; che presto sarebbero cominciati i lavori per la diga e che la valle sarebbe stata sommersa dalle acque.
Dopo quattro o cinque mesi, infatti, i valligiani, poco più di una settantina, furono provvisoriamente sistemati in alcune pensioni fra Camporgiano e Minucciano, solo Olivano era voluto restare caparbiamente. sulla propria terra, perché - diceva - doveva bruciare i campi e concimarli per l'inverno.
Venne infine il giorno in cui il progetto di costruzione del bacino fu portato a compimento e si dovevano chiudere le cateratte affinché il torrente, ingrossandosi, a poco a poco ricoprisse l'invaso.
Era una tiepida notte d'estate e il vecchio contadino, ormai sfinito dalla vana lotta contro il progresso, che si era sempre rifiutato di capire, si sedette sul prato davanti casa, con la schiena appoggiata al muretto del pozzo, vicino al luogo dove pochi anni prima aveva sotterrato la moglie.
Poi guardò lontano, perdutamente lontano, e sussurrò nel silenzio della campagna ormai deserta:
"Vedi, Maria? loro credono di averci rubato tutto, perché considerano soltanto la superficie delle cose. Ma queste stelle, queste stelle, se io resterò qui, saranno sempre nostre ".
All'alba del giorno. seguente, quando le autorità arrivarono per condurlo via con la forza, lo trovavano ancora lì, seduto, con lo sguardo abbandonato al cielo e un misterioso sorriso sulle labbra.
Fu infine recuperata anche la salma della moglie, perché alcuni pastori che avevano partecipato un tempo alla sepoltura sapevano bene dove fosse localizzata. Così entrambi vennero inumati in un nuovo cimitero più a monte.
Ma i pescatori che con la barca, d'estate, si portano fin sopra la casa di Olivano, giurano di averli veduti più di una volta seduti accanto al vecchio pozzo coi loro volti alzati verso la superficie del lago.
E a qualcuno - come portata dallo sciabordio dell'acqua - pare perfino di avere udito una voce mormorare: "Vedi, Maria, te lo dicevo che almeno questo non ce l'avrebbero potuto rubare".


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