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Pubblicata il: settembre 19, 2013 | Da: Redazione
Categoria: Racconti inediti e/o celebri | Totali visite: 1228 | Valorazione

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Redazione
Sono Manuel figlio di Felice, contento di portar avanti il lavoro di mio padre.
Vittorio Baccelli

SEGNI

Prendo dalla credenza la tazza con il colore blu e mi disegno delle onde sul volto, sulle braccia e sulle gambe.
Mi infilo il giubbotto di pelle senza maniche, i pantaloncini di fustagno, gli stivali di cuoio, mi metto i guanti e a tracolla lo storditore, poi fisso il machete alla cintura.
Chiudo l'appartamento, inserisco l'antifurto ad alta tensione e guardingo scendo le scale.
Esco dalla porta principale e mi avvio lungo il marciapiede stando lontano dalle carcasse delle auto che lo fiancheggiano.
Una rada pioggia tiepida color marrone scende dal cielo, come tutti i pomeriggi.
Un ragazzo fa capolino da un portone, vede i miei colori da caccia e subito scompare all'interno.
Proseguo lungo la via ed i miei sensi avvertono dei passi provenienti da un sottopassaggio, mi nascondo con lo storditore già puntato e vedo uscire un uomo grasso con i segni in faccia del funzionario governativo.
Abbasso subito lo storditore e gli rivolgo un cenno di saluto, al che la sua faccia, che ha sulle guance disegnati due cerchi rossi, accenna un sorriso e mi fa - Buona fortuna, fratello -
Attraverso la voragine che interrompe il viale ed entro in quello che fu un grande magazzino.
Su vecchi cartoni una ragazza sta dormendo, sui seni scoperti ha disegnato il simbolo di Venere, è incinta, dunque intoccabile, le lascio alcune monete accanto e proseguo.
Salgo al piano superiore e trovo dietro una catasta di vecchi televisori due giovani che stanno facendo l'amore, non hanno alcun contrassegno dipinto.
Stordisco l'uomo ed afferro la ragazza che nuda mi abbraccia le gambe, segno di resa che io accetto.
Estraggo il machete e taglio ritualmente l'uomo, metto da parte con cura i pezzi consentiti commestibili, li infilo in tre sacchetti di plastica che consegno a lei.
Poi da una delle mie tasche estraggo un sacco nero ed in esso metto le ossa, la testa e le parti non consentite.
Mi carico il sacco sulle spalle non prima d'aver segnato col sangue della preda una X sulle mie guance e su quelle di lei.
Usciamo, ci dirigiamo verso la più vicina bocca crematoria dove getto il sacco nero con i resti mentre mentalmente recito una preghiera per la mia preda, poi estraggo dai pantaloni un bastoncino d'incenso, lo accendo e lo infilo sul portaincenso che è sopra la bocca crematoria.
Con la mia nuova lei, che vedo giovane e bella, ci rechiamo nel mio appartamento e sistemiamo il frutto della caccia.
Poi mi spoglio, lei è già nuda, ed insieme facciamo una doccia purificatrice.


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